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Se la maternità surrogata diventa un reato universale

Il disegno di legge di Fratelli d’Italia prevede la punibilità della gestazione per altri anche se fatta all’estero. Lo Presti (Famiglie arcobaleno): «Il testo criminalizza tutte le persone che non possono avere figli, anche eterosessuali»


Giuseppe Lo Presti


TRENTO. Pochi giorni fa la commissione Giustizia della Camera ha approvato una proposta di legge per rendere “universale” il reato di surrogazione di maternità, chiamato volgarmente “utero in affitto”. Di fatto, la proposta di legge (che il 19 giugno arriverà in aula alla Camera per la discussione) intraprende una revisione della legge 40: che regola le tecniche di pma (procreazione medicalmente assistita, ndr) e prevede tra le altre cose il divieto di accesso alla fecondazione assistita per single e coppie dello stesso sesso e la surrogazione di maternità. La legge 40 originariamente prevedeva anche il divieto di pma eterologa (in cui un gamete o entrambi sono esterni alla coppia), poi cancellato nel 2014 dalla Corte Costituzionale.

In particolare, la proposta di legge (a prima firma di Maria Carolina Varchi, deputata di Fratelli d’Italia) propone di aggiungere all’articolo 12 comma 6, che recita “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”, la seguente frase: “Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all'estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana”.

Perché allora intervenire su una legge che prevede già l’ipotesi di reato? Per puro strumentalismo ideologico, visto che nessuno di noi ha commesso questo reato (l’autore è padre di un bambino avuto con la gestazione per altri, ndr), la legge 40 è chiara su questo e tutti e tutte noi abbiamo realizzato il nostro desiderio di famiglia in Stati esteri nei quali la pratica è perfettamente legale. L’obiettivo della legge è continuare una persecuzione delle coppie omosessuali, mentre le coppie eterosessuali, che sono la stragrande maggioranza ad utilizzare questa tecnica, non sono obbligate a rendere visibile il modo nel quale sono nati i loro figli, circostanza che rende ancora più grave questa discriminazione.

A questi politici non interessa nulla del superiore interesse del minore, perché la Cassazione ha più volte chiesto al legislatore di legiferare per la tutela dei bambini nati da tecniche di procreazione medicalmente assistita che sono vietati in Italia, e invece l’attuale governo propone questo testo tremendo. I nostri bambini hanno necessità di tutele giuridiche con una legge che permetta di registrarli alla nascita senza far ricadere su di loro le discriminazioni che subiscono i loro genitori, altroché agitare fantasmi.


L’altro aspetto nefasto di questa proposta di legge è che renderà punibili anche le coppie eterosessuali che accedono alla pma eterologa all’estero. In effetti in Italia, nella stragrande maggioranza dei casi, le coppie uomo-donna che devono sottoporsi ad una pma eterologa devono utilizzare spermatozoi o ovociti provenienti dall'estero: questo perché nel nostro paese permane una scarsa conoscenza della pma e della possibilità di donare o conservare i propri gameti.
Inoltre, la legge 40 vieta non solo la donazione a scopo di lucro, ma anche qualsiasi forma di risarcimento per le spese di viaggio o l'eventuale assenza dei donatori e delle donatrici dal luogo di lavoro.
Nonostante la pma sia garantita dai livelli essenziali di assistenza sanitaria nazionale, i diversi costi da regione a regione, l'assenza di banche del seme o degli ovuli e di strutture specializzate in molte zone d'Italia (soprattutto al Sud), oltre ai tempi d'attesa infiniti, rendono necessario importare gameti dall’estero: la proposta di legge punisce anche questa “commercializzazione”.

A luce di tutto questo occorre normalizzare la pma affinché la medicina e le istituzioni possano dare un supporto al desiderio di diventare genitori, altrimenti parlare di denatalità diventa una farsa. Nel 2023 l’infertilità non può ancora essere considerata uno stigma di cui vergognarsi, va posto il tema del superamento delle discriminazioni che la legge 40 mantiene verso le donne single e verso le coppie lesbiche e – proprio nell’ottica di una tutela dallo sfruttamento – la gestazione per altri andrebbe prevista e regolamentata anche in Italia. Insomma, è necessario che la politica si confronti con il paese reale, costruendo ponti e non muri, perché il concetto di famiglia sia inclusivo e rispettoso di tutte e tutti.
(L’autore è referente di Famiglie arcobaleno del Trentino Alto Adige)













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