Scomparso mentre faceva canyoning nel torrente: dato per morto, è stato trovato vivo
Giacomo Sacchet, 43 anni di Zoldo (Belluno), era finito in una grotta. E’ stato recuperato in ipotermia
LONGARONE. Avevano pensato che fosse morto ma non era così.
Giacomo Sacchet, 43enne di Zoldo in provincia di Belluno, era partito domenica mattina 5 settembre per scendere lungo la gola del torrente Maè e non era più rientrato a casa.
Dopo le ricerche notturne, all’alba di oggi le ricerche sono riprese con i droni e le squadre a piedi.
Il Gruppo forre del Soccorso alpino e speleologico Veneto si è portato nel tratto più impegnativo e qui è stato individuato il corpo, a valle della confluenza con il Grisol, all'altezza del Rui Maor.
Dalle prime informazioni l'uomo, calandosi con la corda per superare una cascata di qualche metro, è rimasto bloccato sotto il getto.
Il corpo si trovava in una vasca profonda con una forte corrente.
Tutto ha lasciato pensare che Giacomo Sacchet fosse morto e la comunicazione è stata data in via ufficiale anche alla famiglia.
Le squadre di ricerca avevano trovato le corde che scendevano bloccate in una pozza inavvicinabile proprio a causa della corrente.
Trascinato verso il basso dal flusso, l’uomo era riuscito ad agganciarsi con una mano alla roccia ed era stato spinto dalla corrente all'interno di una grotta.
Quando si era sentito tirare dai soccorritori, era stato lui stesso a sganciare le corde pensando potessero servire e si era avvicinato alla cascata. In quell’istante uno dei soccorritori ha guardato nella sua direzione e si è accorto, nella commozione generale, che Sacchet era vivo.
I soccorritori sono quindi riusciti a passargli una corda, con la quale si è assicurato all'imbrago e, con tutte le forze in loro possesso, lo hanno trascinato oltre il flusso della cascata.
Recuperato con verricello dall'elicottero del Suem di Pieve di Cadore, Sacchet è stato trasportato all'ospedale di Belluno.