guerra in ucraina

Rischio nucleare, le Regioni al Governo: «si faciliti la distribuzione delle pasticche di iodio»

L’assunzione è prevista nel caso di attivazione della cosiddetta “iodioprofilassi”, la misura di intervento che inibirebbe o ridurrebbe l'assorbimento di iodio radioattivo


di Lorenzo Attianese


ROMA. Facilitare la diffusione delle pasticche di iodio stabile nei vari territori, con una più capillare distribuzione anche nelle parafarmacie, venduti come integratori alla pari di altri Paesi europei come Francia e Svizzera.

Assieme al via libera dalla Conferenza delle Regioni al Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari i governatori chiedono di "facilitare la distribuzione dello iodio stabile", la cui assunzione è prevista dallo stesso documento nel caso di attivazione della cosiddetta 'iodioprofilassi', la misura di intervento che inibirebbe o ridurrebbe l'assorbimento di iodio radioattivo "nei gruppi sensibili della popolazione" in caso di incidenti a centrali più o meno distanti dal nostro Paese.

Un rischio finora per fortuna scongiurato, ma i cui timori sono scattati con lo scoppio del conflitto in Ucraina, scatenando in alcuni territori italiani la corsa all'acquisto di pastiglie e integratori.

A farsi portavoce della richiesta dei governatori è il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che dopo l'approvazione del Piano aggiunge: "Rispetto alla iodioprofilassi chiediamo al Governo di facilitare la distribuzione dello iodio stabile, anche con riferimento alla sua classificazione farmacologica, e di emanare un documento attuativo integrativo che specifichi tempistiche, modalità, attività di comunicazione, soggetti coinvolti, ruoli e responsabilità".

L'ipotesi sarebbe di facilitare la diffusione dello iodio stabile sotto forma di pastiglia, un farmaco che attualmente può essere assunto sotto prescrizione del medico per i soggetti che hanno carenze di ioduro di potassio nell'organismo.

Le stesse pillole, in altri Paesi come Francia e Svizzera, sarebbero classificate come integratori.

Per questo motivo l'intenzione - si apprende da ambienti dei governatori - sarebbe di renderlo commercializzabile anche nelle parafarmacie italiane per chi dovesse improvvisamente averne la necessità, non avendo molto tempo a disposizione per l'assunzione in caso di fughe radioattive verso il nostro Paese.

Secondo il Piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, nel caso in cui dovesse scattare la profilassi, "il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione.

Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all'esposizione può causare più danni che benefici. La misura della iodioprofilassi è quindi prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento.

Il Ministro della Salute può decidere l'attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate".

Le autorità nazionali continuano però a chiarire che non c'è alcun allarme.

"Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l'intera popolazione", aveva spiegato l'Istituto superiore di sanità che, insieme a varie società scientifiche, invita a non usare farmaci 'fai da te', mentre è raccomandato l'uso di sale iodato.

Quindi anche un richiamo alla calma, dopo il boom di richieste segnalato in alcune farmacie. 













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