Per il carrello della spesa costa l'8,3% in più, record dal 1986
Balzo di oltre il 10% (su base annua) per la frutta. Si torna agli anni di Top Gun e Maradona
ROMA. L'accelerazione dei prezzi degli alimentari, lavorati e non, spingono ancora più in alto la crescita di quelli del cosiddetto carrello della spesa" al +8,3%, secondo le statistiche preliminari dell'Istat.
Anche in questo caso è l'incremento più elevato a gennaio 1986, quando fu +8,6%. Per i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona che compongono il carrello, a maggio, l'incremento era stato del 6,7%. I prezzi dei beni alimentari lavorati passano da +6,6% a +8,2% e quelli dei non lavorati da +7,9% a +9,6%.
L'Istat segnala, in particolare, a giugno, l'accelerazione dei prezzi della Frutta fresca e refrigerata (da +6% a +10,9% annuo) e di quelli dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +11% a +11,8%).
L'inflazione riporta indietro l'Italia a 36 anni fa, quando guardavamo al cinema Top Gun e l'esordio di Tom Cruise esattamente come oggi il sequel degli assi dell'aviazione Usa.
Ammiravamo l'Argentina campione del mondo grazie al genio di Maradona e anche a quel gol, a quella mano di Dio che proprio quest'anno ha fatto da fil rouge allo splendido film di Paolo Sorrentino nella candidatura all'Oscar.
E se i prezzi tornano ai livelli di quasi 40 anni fa è diventata realtà quella paura della guerra che ci aveva sfiorato allora con i missili di Gheddafi su Lampedusa dopo il raid americano su Tripoli.
Ma ora come a quel tempo il terrore viene dall'Ucraina, oggi aggredita dalla Russia di cui nel 1986 era la costola occidentale da cui partiva l'onda radioattiva della centrale di Chernobyl. La nube tossica, negata da quella che era ancora l'Unione Sovietica, era scoppiata a pochi chilometri da Kiev, oggi bombardata da Mosca il 26 aprile.
Per il resto poco è tornato, nel bene e nel male, di quegli anni Ottanta pieni di reaganomics e disimpegno. Il periodo dell'edonismo e del divertimento, molto lontano dalla pandemia e dalla guerra, dalla siccità e dalle cavallette che si susseguono come le piaghe bibliche d'Egitto nella nostra attualità.
Berlusconi diventava presidente del Milan e chissà forse già pensava alla presidenza del Consiglio. A gennaio 1986 Spagna e Portogallo erano entrati nell'Europa unita che ancora non era Unione però e aveva meno della metà degli attuali paesi membri.
E se quest'anno l'inflazione ci fa tremare i polsi, non era questo il problema più sentito quasi quarant'anni fa: pochi anni prima, nel 1980, l'indice dei prezzi al consumo era infatti schizzato oltre il 21% e conveniva più essere tra i bot-people che investire altrove. I buoni del tesoro a sei o a tre mesi rendevano oltre il 10% trascinando in fase discendente il fenomeno del crowding out. Certo il debito pubblico iniziava a salire ma ancora non era la montagna himalayana da scalare che abbiamo davanti adesso. La spesa per interessi pesava però si cresceva un po' di più e comunque in linea con gli altri big europei che in qualche occasione ci preparavamo perfino a superare per pil prodotto, come nel caso del Regno Unito l'anno successivo.
Venivamo dagli anni di piombo ma non ci facevamo mancare gli scandali, come il vino al metanolo così come i misteri da prima Repubblica. Quell'anno toccava a Michele Sindona morire in carcere subito dopo la condanna bevendo una tazzina di caffè al cianuro. Sul fronte sanitario non indossavamo le mascherine ma iniziavamo tuttavia a fare i conti con la 'mucca pazza', il morbo della carne bovina rilevato all'inizio in Gran Bretagna.
I ragazzi e gli amanti dei fumetti iniziavano nell'autunno del 1986 a conoscere Dylan Dog mentre la casa reale inglese quell'anno ci offriva comunque notizia da copertina grazie alle nozze del secondogenito maschio di Elisabetta II, il principe Andrea, con la rossa Sarah Ferguson.
Agli opposti rispetto ai titoli dei giornali di oggi andavano invece le relazioni tra i russi e gli statunitensi: quest'anno sfiorano lo scontro diretto sul confine della ex cortina di ferro allora invece tentavano il riavvicinamento con lo storico incontro a Reykjavik tra Ronald Reagan e Michail Gorbaciov.
Era la vigilia dell'implosione dell'Urss, che avrebbe portato a credere qualcuno alla fine della storia, al mondo unipolare, alla globalizzazione e ad una politica monetaria espansiva che tra una crisi finanziaria e l'altra sembrava destinata ad essere senza fine salvo invece risvegliarsi nel 2022 con una contrapposizione Nato-Russia tornata addirittura indietro di 80 anni e un'inflazione da choc energetico che dopo gli anni Settanta è tornata a farci parlare di razionamento e austerity. Tutto cambia, tutto torna.