Naufragio, salgono a 65 i morti. Frontex: «Subito avvertita l’Italia del barcone»
La distesa di bare nel palazzetto, le tutine da neonato sulla spiaggia. Domani un momento di preghiera
ROMA. Le bare delle vittime una accanto all’altra nel palazzetto dello sport, una tutina rosa da neonata rimasta sulla spiaggia in mezzo ai rottami del motopeschereccio che si è spezzato in due. Salgono a 65 i morti recuperati dalle acque dopo il naufragio di domenica 26 febbraio a Steccato di Cutro, in Calabria.
Le salme finora identificate appartengono a 28 persone, di cui 25 afghani, un pachistano, un palestinese e un siriano. Le nazionalità dei migranti tratti in salvo sono: Afghanistan, Pakistan, Palestina, Siria, Iran, Somalia. Fra questi sono presenti 14 minori, alcuni dei quali ancora ricoverati all'Ospedale di Crotone, altri accolti al Cara di Isola di Capo Rizzuto. Domani, 1 marzo, nel palazzetto si terrà un momento di preghiera per le vittime del naufragio.
Da una testimonianza di un superstite è emerso che uno degli scafisti del barcone naufragato aveva un telefono satellitare e un apparecchio per inibire le onde radio/telefoniche: questo spiegherebbe il mancato SOS da parte dei migranti dall'imbarcazione.
Un portavoce dell’agenzia europea Frontex ha fatto sapere che «nelle tarde ore di sabato, un aereo di Frontex che sorvegliava l'area italiana di ricerca e soccorso nell'ambito dell'operazione Themis ha avvistato un'imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane dell'avvistamento. Il nostro aereo ha continuato a monitorare la zona fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante».
Secondo la Guardia costiera le prime chiamate per il barcone in pericolo a pochi metri dalla costa sono arrivate alle 4.30 circa del mattino.