Missione di pace, Sara Ferrari arrivata a Rafah con la delegazione Pd: «Situazione catastrofica, chilometri di camion di aiuti bloccati»
L’appello con i cartelli al valico che separa la Striscia di Gaza dall’Egitto: «Cessate il fuoco subito». La deputata trentina: «Seimila orfani. Cibo e beni salvavita inviati da tutto il mondo sono fermi sotto il sole» (foto Instagram Sara Ferrari)
ROMA. La delegazione di deputate e deputati Pd, di cui fa parte la trentina Sara Ferrari, è arrivata ieri (5 marzo) al valico di Rafah in Egitto, al confine con la Striscia di Gaza, per chiedere un immediato cessate il fuoco.
Racconta sui social Sara Ferrari: «Ad attenderci c’è il capo locale della Mezzaluna rossa che gestisce per la comunità internazionale l’arrivo degli aiuti umanitari e poi ci raggiunge il responsabile dell’Unrwa (l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, ndr). Ci dicono che oltre quel muro ci sono accampate 1,3 milioni di persone che hanno bisogno urgente di cibo, acqua potabile e medicine. Ci raccontano dei 6000 orfani che hanno raccolto e inviato nel loro centro a Betlemme, delle donne che non bevono e non mangiano per non aver bisogno dei bagni pubblici, perché c’è n’è uno ogni 600 persone».
Racconta ancora Ferrari: «Ci dicono degli aiuti che entrano a singhiozzo, una media da 50 a 100 camion al giorno. Prima del 7 ottobre ne entravano 500. Ne abbiamo visti molti arrivando fin qui, in una lunga colonna chilometrica, poi ci portano ad un enorme parcheggio dove ne troviamo fermi almeno 1500 che rimangono lì bloccati anche per un mese. Cibo e altri beni, inviati da tutto il mondo, che restano sotto il sole. I nostri tre mezzi, quelli delle donazioni italiane del progetto “EmergenzaGaza”, sono riusciti ad entrare e i pacchi famiglia sono già stati distribuiti».
«Ci accompagnano al magazzino logistico e vediamo con i nostri occhi anestetici, incubatrici, bombole di ossigeno, sussidi per disabili, generatori, toilette chimiche, depuratori dell’acqua, refrigeratori, autoambulanze, donati dai paesi europei e Gran Bretagna, ma anche da Brasile, Singapore, Indonesia, Arabia Saudita, Kuwait.
Aiuti umanitari che la Mezzaluna Rossa è costretta a tenere immagazzinati qui». «Dentro la striscia di Gaza la situazione umanitaria è catastrofica, il sistema sanitario è collassato, mentre fuori ci sono bloccati tutti questi beni salvavita che non hanno il permesso di entrare perché non corrispondono ai requisiti che l’esercito israeliano cambia in continuazione».
«Il pericolo che Israele paventa – scrive Sara Ferrari sui social – è che se questi oggetti entrassero i terroristi di Hamas potrebbero utilizzarne le componenti per scopi bellici. Timore comprensibile ma che sembra davvero ingiustificato per molti prodotti e il rifiuto pare più legato al libero arbitrio e sopruso che al rischio reale. Intanto però dentro bambini, donne, uomini muoiono senza aiuti».
«La comunità internazionale – è l’appello del Partito democratico - deve intervenire ed imporre una tregua che porti all’inizio di una reale trattativa di pace, alla liberazione degli ostaggi e alla tutela della vita di centinaia di migliaia di civili palestinesi. Il governo italiano, invece di stare fermo, dia attuazione alla mozione, presentata dal Pd e votata dal parlamento il 13 febbraio».