Di Maio e Salvini pronti a governare, Renzi lascerà la segreteria
I due "vincitori" delle politiche 2018, Di Maio e Salvini, sentono entrambi di aver le carte in regola per formare il nuovo governo. Intanto il grande sconfitto Renzi annuncia che lascerà la segreteria del Pd, ma solo dopo il congresso
ROMA. Da una parte c'è Luigi Di Maio, che, forte del risultato del Movimento 5 Stelle, prima forza politica in Italia con oltre il 32% dei consensi, sente di essere lui l'uomo deputato a guidare il prossimo esecutivo. "Siamo aperti al confronto con tutte le forze politiche - ha affermato il leader dei pentastellati - a partire dalle figure di garanzie che vorremo individuare per le presidenze delle due camere ma soprattutto per i temi che dovranno riguardare il programma di lavori". "Oggi inizia la Terza Repubblica e sarà una Repubblica dei cittadini italiani", ha aggiunto Di Maio. "Questo è un risultato post-ideologico, che va al di là degli schemi di destra e sinistra: riguarda i grandi temi irrisolti della nazione. Insomma - ripete - temi, non ideologie".
Gli fa eco Matteo Salvini, visto che, con il 37% dei voti, il centrodestra rappresenta la coalizione più forte dopo questa tornata elettorale e che la Lega, al suo interno, risulta il partito di maggioranza. "La squadra con cui ragionare e governare è quella di centrodestra", così Matteo Salvini commentando dal quartier generale della Lega, in via Bellerio a Milano, i risultati delle elezioni politiche. "Sono uno che mantiene la parola data - aggiunge - e l'impegno preso riguarda la coalizione di centrodestra, che ha vinto e che può governare".
E poi c'è Matteo Renzi, il grande sconfitto, con il Pd che va addirittura sotto il 20% per una debacle inimmaginabile. Il segretario del Pd lascerà la segreteria del partito, ma solo dopo la costituzione del nuovo governo. "Come sapete e come è doveroso, mi pare che abbiamo riconosciuto con chiarezza che si tratta di una sconfitta netta, una sconfitta che ci impone di aprire una pagina nuova all'interno del Pd. E' ovvio che io debba lasciare la guida del partito democratico", ha detto.
E sulle possibili coalizioni: "Avevamo detto no a un governo con gli estremisti, non abbiamo cambiato idea", ha poi affermato. "Non c'è nessuna fuga. Terminata la fase dell'insediamento del Parlamento - ha affermato ancora - e della formazione del governo, io farò un lavoro che mi affascina: il senatore semplice, il senatore di Firenze, Scandicci, Insigna e Impruneta". Serve "un congresso che a un certo punto permetta alla leadership di fare ciò per cui è stato eletto. Non un reggente scelto da un 'caminetto', ma un segretario scelto dalle primarie. Diciamo tre no: no agli inciuci, no ai caminetti: l'elemento costitutivo del Pd sono le primarie, no agli estremisti", ha concluso.