Così “Ultima generazione” collabora con la polizia in Germania
Letze generation organizza incontri e seminari nelle scuole di polizia o con i sindacati con lo scopo di ridurre lo scollamento tra la società e il gruppo di attivisti, sempre additati dall’opinione pubblica per le loro azioni
ROSTOCK (Germania). Chiara Malz è un agente di polizia, ispettrice capo a Rostock, sul Baltico. Da diversi mesi è nelle fila di Letzte Generation, il ramo tedesco degli attivisti per il clima di Ultima Generazione. Durante le proteste che hanno tenuto in scacco Berlino in primavera, è stata più volte nella capitale, non a bloccare il traffico, però, ma come supporto al movimento. Malz, sia chiaro, non lavora sotto copertura, è tutto alla luce del sole, tanto il suo impegno per contrastare la catastrofe climatica quanto quello tra le forze dell’ordine. La trentaduenne coordina il networking con la polizia attraverso il gruppo di lavoro Polizeivernetzung, come ha riportato domenica il settimanale Welt am Sonntag.
Il gruppo attualmente oltre a lei conta altri sette funzionari di polizia attivi nella rete di attivisti per il clima. Non basta: «Siamo in contatto con altri 80-100 agenti di polizia», dice, aggiungendo che «la rete di agenti simpatizzanti di Letzte Generation è presente in diversi Land ed è in continua espansione». Malz e gli altri poliziotti del Polizeivernetzung stanno infatti organizzando incontri e seminari presso le scuole di polizia o con i sindacati con lo scopo di avvicinare le due realtà, polizia e Leztze Generation, e ridurre lo scollamento tra il gruppo di attivisti costantemente additati dall’opinione pubblica per le loro azioni disturbatrici e la società civile. L’obiettivo degli incontri è quello di iniziare a lavorare insieme per capire i rispettivi metodi, oltre che le visioni. «Lo scambio avviene in entrambe le direzioni», sottolinea Malz che aggunge che i contatti servono anche per far capire alle forze dell’ordine che le azioni di Leztze Generation non sono in alcun modo dirette contro la polizia.
Una portavoce della polizia tedesca ha detto al giornale che gli agenti possono impegnarsi in attività sociali al di fuori dell’orario di lavoro. «Tuttavia, il comportamento durante e dopo l’orario di servizio deve sempre essere improntato al rispetto e alla fiducia che la professione richiede», ha specificato. Il presidente del sindacato di polizia (GdP), Jochen Kopelke, vede la situazione in maniera decisamente più critica, secondo l’articolo avrebbe detto che «i dipendenti della polizia che sostengono un gruppo che opera in tutta Europa e che sabota massicciamente e ripetutamente infrastrutture critiche, danneggia opere d'arte storiche, provoca, intimidisce e prende in ostaggio le persone, devono essere consapevoli della loro responsabilità e delle conseguenze previste dalla legge sui servizi».
Un aspetto importante della questione è anche la classificazione legale del movimento di attivisti che si incollano all’asfalto delle arterie più nevralgiche del traffico cittadino. Recentemente la magistratura di Berlino ha stabilito che Letzte Generation non può essere considerata un’organizzazione criminale, contrariamente ai sospetti che erano stati avanzati in seguito ad alcune indagini nel Brandeburgo sugli gli attacchi degli attivisti alle strutture della raffineria PCK di Schwedt nell’aprile dello scorso anno. Secondo i magistrati berlinesi le accuse contestate nel Brandeburgo sono applicabili solo in forma limitata alla situazione berlinese, e il movimento di attivisti per il clima, allo stato attuale delle cose, non può essere equiparato a un’organizzazione criminale. Per la Malz tale accusa, quella di ritenere Letzte Generation un’organizzazione criminale è assolutamente “oltraggiosa”. E non le impedisce il suo impegno, che non vede in conflitto con il proprio lavoro: «Partecipo a qualsiasi forma di protesta che sia indubbiamente legale».