il caso

Copre di insulti razzisti il medico del Pronto soccorso, poi rifiuta di farsi curare. Scatta la denuncia

L’episodio a Lignano è rimbalzato sui social. La vittima: «Per tutti noi ormai, il timore di essere il prossimo Alika (brutalmente soffocato in piena luce) è sempre piu reale»



UDINE. Sta suscitando un gran numero di reazioni indignate l’episodio di razzismo si è verificato al Pronto Soccorso di Lignano Sabbiadoro, la città balneare in provincia di Udine, dove un uomo ha rifiutato di farsi visitare da un medico solo perché di origine camerunense. Non solo, il medico è stato anche apostrofato con epiteti e frasi offensive e di chiaro contenuto razzistico.

Il fatto è rimbalzato sui social, in particolare su Twitter, dove è stato rilanciato più volte. L'episodio ha destato numerose reazioni di indignazione, da quelle di semplici cittadini, fino a quelli di esponenti della politica locale e nazionale.

Aggressione razzista al medico in ospedale a Lignano Sabbiadoro: «Non mi toccare, negro schifoso»

«Nella notte del 17 agosto 2022, mentre ero di turno al Punto di Primo Intervento di Lignano, ho subito la violenza verbale razzista più feroce della mia vita e ho deciso, di concerto con il mio legale, di sporgere denuncia». Ecco cosa scrive sul suo profilo Facebook il dottor Andi Nganso, medico al Pronto soccorso di Lignano Sabbiadoro e vittima di un incredibile attacco razzista da parte di un paziente. Il quale lo ha più volte insultato, con frasi pesantissime.

Il medico Andi Nganso ha annunciato di avere sporto denuncia. Amara la sua riflessione sul clima nazionale: "Nella notte del 17 agosto 2022, mentre ero di turno al Punto di Primo Intervento di Lignano, ho subito la violenza verbale razzista più feroce della mia vita e ho deciso, di concerto con il mio legale, di sporgere denuncia.

Voglio poter condividere che la necessità di farlo non è legata al desiderio di una giustizia unicamente personale, ma è l’esigenza di manifestare un atto di resistenza ad un odio e ad un razzismo che non solo esistono in questo Paese ma che si fanno forti quando la prossimità di un appuntamento elettorale suggerisce che certe posizioni saranno tutelate.

Andiamo ai fatti: intorno alle 4 di notte entrava al presidio un’ambulanza con un paziente sessantenne che riportava presunte lesioni multiple, conseguenti ad una lite avvenuta poco prima in centro Città. Dopo aver ricevuto le consegne dall’ infermiera che lo aveva soccorso e che già lamentava di aggressioni verbali misogine nei suoi confronti, ho provato ad entrare in comunicazione con il paziente e da lì una brutale e violenta valanga di insulti e minacce razziste di ogni tipo è iniziata. 

Considerando la gravità di questa violenza ho ritenuto opportuno chiamare da subito le forze dell’ordine che sono intervenuto in tempi brevi. 

 "l mio aggressore ha spesso citato il Presidente Zaia, suggerendo che il Presidente della sua regione, il Veneto, mi avrebbe “eliminato”; rimozione forzosa di un corpo, di una persona e di un’umanitá (la mia) definita più volte sporca e schifosa. Le istituzioni non possono permettere che il loro linguaggio possa rassicurare la violenza del pensiero razzista e fascista. 

Non c’è niente di sporco e di schifoso nel coraggio del 19enne che sono stato di decidere di voler venire a studiare in Italia. 

Non c’è niente di sporco o di schifoso nella mia laurea in medicina e chirurgia, nei miei anni passati a lavorare in Croce Rossa Internazionale al fianco al Presidente Rocca.

Non c’è niente di sporco e di schifoso nella scelta di voler proseguire il mio percorso professionale nel salvare vite nonostante la delicata complessità  della medicina d’urgenza.

È tutto limpido e tutto splendido nella mia nerazza e nelle mie radici Bamileke di cui sono profondamente orgoglioso

Come alla vigilia della campagna elettorale del 2018 il razzismo all’interno dello spazio sanitario mi colpisce ancora oggi.

Credo che sia lecito farsi infuocare gli animi dalla passione di una campagna elettorale ma  non possiamo permettere che i nuovi fascismi, che questi sentimenti, meschini e vergognosi emergano incensurati e diventino qualcosa di socialmente accettato.

In questo Paese la politica dovrebbe realizzare e prendere consapevolezza delle conseguenze delle proprie retoriche ma l’assenza continua ad essere trasversale”.

“La rappresentazione mediatica, le strumentalizzazioni politiche, le narrazioni tossiche in ambito educativo e la mancanza di una sincera discussione sugli effetti del passato increscioso coloniale di questo Paese sono tutti gli ingredienti che contribuiscono a mantenere questo status quo di dolore per le persone nere e razzializzate in Italia. 

Le aggressioni (verbali e fisiche) nei confronti di soggetti neri in questo Paese stanno aumentando e, per tutti noi ormai, il timore di essere il prossimo Alika (brutalmente soffocato in piena luce) è sempre piu reale”.

 

Luca Zaia stigmatizza l’episodio: "Ho appreso di quanto raccontato da questo medico, e da come descrive la vicenda si tratta di un episodio vergognoso. Non conosco i fatti: ho semplicemente letto il post che ha pubblicato su Instragram, denunciando l'accaduto. Va necessariamente fatta chiarezza assoluta su questo episodio, sul quale mi auguro ci sia modo di andare a fondo".

"Se un cittadino va in giro facendo il nome del Presidente della sua regione - osserva il governatore - non significa che sia legittimato a parlare in nome e per conto del Presidente della sua regione. Soprattutto con simili affermazioni. Io ripudio nel modo più totale ogni forma di razzismo e di violenza sia verbale che fisica".













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