Edilizia

Stop al Superbonus, imprese e condomini in forte difficoltà

Finora in Regione ammessi a detrazione oltre due miliardi di euro. La corsa a terminare entro fine anno. Corrarati: «Per la fretta numerosi lavori eseguiti non a regola d’arte. Molte le ditte non locali, con standard sotto la soglia»



TRENTO. Superbonus, dopo due anni e mezzo di corsa a ostacoli sia per i committenti-contribuenti che per i progettisti, le imprese e i subappaltatori, il governo Meloni pare aver definitivamente deciso: con la manovra economica in via di definizione per l'anno prossimo, arriverà lo stop definitivo al 110 percento. Nel 2024 chi vorrà risanare energeticamente gli edifici avrà diritto soltanto al 70 percento di detrazione. «Una operazione partita male e finita peggio», come commenta Claudio Corrarati, presidente regionale degli artigiani della Cna. Ancora molti i lavori in corso, e adesso, per chi non riuscirà a terminare i cantieri entro il 31 dicembre, si rischia di rimanere in panne: condomìni, ditte, subappaltatori.

I dati

A livello nazionale, il superbonus ha finora permesso di intervenire su 446.878 edifici, per una spesa totale di 98 miliardi di euro; al momento le detrazioni maturate per lavori conclusi assommano a oltre 89 miliardi. Lo certificano i dati - riferiti al 30 novembre - appena pubblicati dallo Stato, ossia da Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, Agenzia nazionale efficienza energetica e Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. Si sono risanati energeticamente 92.154 condomini, 238.972 edifici unifamiliari, 115.745 unità immobiliari funzionalmente indipendenti, 7 castelli. In media, a livello nazionale, si sono spesi quasi 637 mila euro a condominio, 118 mila euro a edificio unifamiliare, 98 mila euro a unità indipendente, 254 mila euro a castello.

Com'è andata da noi

A livello regionale - i dati disaggregati a livello provinciale purtroppo non sono disponibili - al 30 novembre scorso si è intervenuti su 9.323 edifici. Il totale degli investimenti è di 2,34 miliardi di euro, di cui 2,028 ammessi finora a detrazione. Per il momento, considerando gli investimenti per lavori conclusi (84,1% del totale), le detrazioni superano di poco i 2,23 miliardi di euro. In Trentino Alto Adige sono stati compiuti interventi su 4.341 condomini; finora i lavori conclusi ammessi a detrazione (85,8% del totale) hanno raggiunto una cifra di poco inferiore agli 1,5 miliardi di euro. Si sono poi risanati 3.581 edifici unifamiliari, per un totale finora ammesso a detrazione di 410 milioni di euro (97,4% del totale). Infine, si sono risanate 1.401 unità funzionalmente indipendenti, per una spesa finora ammessa a detrazione di quasi 132 milioni di euro (98,1%). In media, in regione si sono spesi 405 mila euro e rotti a condominio, 124 mila euro a edificio unifamiliare, 100 mila euro per unità funzionalmente indipendente. Si sono finora realizzati l'88,7% dei lavori, corrispondenti alla quota finora ammessa a detrazione.

Cosa è successo in provincia

Come chiarisce Corrarati, «per quanto riguarda la nostra provincia, e in generale la nostra regione, si è fatto molto sui piccoli edifici, le case piccole; sui grossi edifici, sui condomini veramente energivori, non si è fatto moltissimo». Uno dei principali handicap è stato questo: «In due anni e mezzo si sono cambiate le regole tantissime volte, e ciò ha comportato rallentamenti soprattutto ai condomìni: ad ogni regola nuova, occorreva una nuova assemblea».Ora come ora, il problema sono i tempi stretti: se non si finiscono i cantieri entro fine anno, questo andrà a ricadere su condomìni e imprese. «Per diverse aziende locali - spiega Corrarati - è probabile si verificheranno problemi». Ma non solo per loro. «Il condominio rischia di trovarsi per mesi i ponteggi montati, in attesa dei necessari chiarimenti con i subappaltatori».

Lavori eseguiti troppo in fretta

Ma ancora non è tutto. Corrarati aggiunge un grido d'allarme: «Questa necessità di correre, di dover fare in fretta, con molta probabilità ha portato anche all'esecuzione di lavori non di grande qualità. È probabile che fra qualche anno alcuni condomìni risanati avranno problemi oggettivi, le imprese dovranno difendersi nonostante le colpe stiano altrove. La questione è stata gestita male sin dall'inizio». Sono già noti alcuni casi di crolli, per ora nelle grandi città: cedimenti di cappotti esterni eccetera. Un altro fatto da non sottovalutare in questo contesto, prosegue Corrarati, è che nella nostra provincia si sono inserite «realtà che non c'entrano con la nostra economia e con la nostra qualità, anche dal punto di vista della correttezza sul versante delle contribuzioni e delle tutele assicurative». Come membro del Comitato paritetico edile, Corrarati lo sa bene: «In alcuni casi, anche grazie a controlli incrociati, abbiamo riscontrato che certe maestranze non erano adeguate». In alcuni cantieri, a seguito di controlli, le maestranze si sono letteralmente dileguate. È successo soprattutto negli ultimi mesi, per via della fretta di concludere per non perdere le detrazioni.

Ancora tanto da fare

«L'operazione Superbonus è partita male e si sta concludendo peggio». Problemi per le aziende, e per i condomìni. «C'è una quantità enorme di edifici energivori da risanare: pubblici, privati, produttivi». Nonostante il Superbonus la mole rimane elevata, con però il vulnus, precisa, «che abbiamo abituato i cittadini a questa idea che, se spendo 100, mi ridanno 110. Li abbiamo abituati male, non si è costruita consapevolezza del contesto, della necessità della green economy». In Italia, sostiene, «senza contribuzioni si rischia che non verranno cambiate auto, sostituite caldaie, realizzati cappotti». Il Superbonus, insomma, nel contesto generale non ha creato una coscienza nella direzione della tutela del clima. Un fatto negativo, «se si tiene conto che sul versante energetico le famiglie sono in difficoltà e spesso devono decidere se comprare il pane o pagare le bollette». Servirebbero incentivi sostenibili. «Una via comunque impervia, ma che dovrebbe essere facilmente gestibile pure a livello burocratico; il Superbonus ha duplicato, triplicato la burocrazia». Per ogni cantiere, tre consulenti e due artigiani, «solo per redigere scartoffie».

Cose da ricchi

Un altro aspetto, confermato dagli artigiani, è che ad aver usufruito del Superbonus sia stato spesso chi se lo poteva permettere. Il ceto medio alto, alto. Chi aveva a disposizione risparmi, liquidità. «È successo a macchia di leopardo in molte zone d'Italia e anche in Alto Adige. Più che altro si è trattato di operazioni immobiliari».

Ok dopo la pandemia, ma ora…

Il Superbonus era apparso come la panacea. «Ha dato tantissimo lavoro a tantissime aziende, non è stato tutto negativo». Ma ora, dopo quasi tre anni, emergono forti difficoltà. «Due tre aziende locali piuttosto importanti - conclude - negli ultimi mesi hanno gettato la spugna. Ora c'è bisogno che le banche rimangano al fianco delle aziende; è importante che non si defilino, che garantiscano la continuità del credito, altrimenti alcune persone si faranno tanto tanto male. Bisogna che si capisca questa fase di difficoltà». DA.PA













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