Sait, nervi tesi: è già rottura con i sindacati 

Scontro nelle trattative per il rinnovo del contratto integrativo. La Cgil già pensa allo sciopero. Ieri sera assemblea



TRENTO. Le trattative non hanno fatto neanche in tempo a partire che già c’è stata rottura. Ieri i sindacati e i vertici del Sait si sono incontrati per la prima volta e già il tavolo è saltato. Troppo incociliabile le piattaforme contrapposte di sindacati e azienda. I primi avrebbero voluto che il patto integrativo continui a valere fino a che non venga firmato quello nuovo, ma l’azienda ha detto un secco no. Ma non solo questo, il Sait ha anche presentato una bozza di integrativo che riconosce i circa 3 mila euro annui di premio tutti sulla produttività, eliminando i premi presenza e le parti fisse. Inoltre, l’azienda ha anche fatto capire che intende rivedere il trattamento in caso di malattia e che chiederà ai dipendenti di lavorare un minimo di 25 domeniche all’anno con una maggiorazione non più del 70%, ma del 50%. La Filcams Cgil e il suo segretario Roland Caramelle sono scesi sul sentiero di guerra e già propongono lo sciopero. Fisascat Cisl e Uiltucs sono più prudenti, ma comunque molto arrabbiate. Per questo tutte e tre le sigle sindacali hanno convocato un’assemblea unitaria dei lavoratori, ieri sera alle 21 nella sede della Cisl in via Degasperi.

Caramelle era pronto allo sciopero fin da subito: «Noi pensiamo che questa situazione vada contrastata fin dal primo momento. Il Sait ha perso ormai da tempo qualsiasi etica cooperativa e mutualistica. Lo si è visto anche con i licenziamenti: tratta i suoi dipendenti come farebbe una qualsiasi azienda privata. Su questa partita dell’integrativo non cambierà idea a meno che i lavoratori non si rendano protagonisti di un’azione forte, anche in questa fase iniziale. Del resto, all’incontro l’azienda ci ha detto di no su tutto. Noi, su mandato dell’assemblea dei lavoratori, avevamo chiesto di poter trattare senza la spada di damocle del recesso e loro ci hanno detto no. Avevamo presentato una nostra proposta migliorativa delle vecchie condizioni e hanno detto di no. Si sono limitati a dire che confermano l’importo di circa 3 mila euro a persona, ma saranno tutti legati a criteri di produttività sia individuali che collettivi. Non ci sarà più alcuna parte fissa dell’integrativo e neanche le presenze. Ma la cosa che più ci appare grave è il fatto che i lavoratori comunque ci rimetteranno. Perderanno dei soldi sulle domeniche, visto che la maggiorazione scende e non di poco, e perderanno qualcosa anche sulle malattie. Quindi, alla fine, non c’è alcuna parità economica con la situazione attuale, ma solo la perdita di diritti».

I sindacati hanno anche ribadito la necessità che l’azienda scopra le carte, almeno parzialmente, sul piano industriale. In una nota unitaria, Cgil, Cisl e Uil hanno detto di non voler «non arretrare rispetto a quanto già previsto nei contratti esistenti» e hanno inoltre ribadito la «necessita di maggiore chiarezza sulle prospettive aziendali, sullo sviluppo e sugli investimenti previsti nei vari settori (negozi, amministrazione e magazzini)». Comunque nuovi incontri sono previsti a partire dal 24 ottobre. (u.c.)













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