Sì alle regole del porfido: i comuni sposano la legge
Avranno un ruolo fondamentale anche nel controllo di materiale e prodotto Per l’attività di cava, premiato chi investe su qualità e filiera del lavoro
TRENTO. Parere positivo del Consiglio delle Autonomie Locali su un tema delicato come la proposta di delibera della Giunta provinciale concernente la legge provinciale che disciplina l'attività di cava e che mette a fuoco il disciplinare tipo per l'aggiudicazione delle concessioni di cave di porfido.
Le modifiche normative mirano a garantire la valorizzazione del materiale estratto, il miglioramento delle condizioni di lavoro e del processo di lavorazione sviluppando la filiera produttiva per l’occupazione. «Sono frutto di un tavolo congiunto Provincia e Comuni» ha esordito il Presidente del Cal Paride Gianmoena, che ha sottolineato come siano stati numerosi gli incontri che si sono succeduti coinvolgendo sulla normativa i Comuni interessati, ma non solo.
La legge, in materia di cave, prevede che, per il rilascio di nuove concessioni di porfido, al bando di gara sia allegato un disciplinare nel quale devono essere recepiti i vincoli stabiliti dalla legge. Riguardano in particolare la lavorazione diretta del materiale e la sua tracciabilità. Corre anche l’obbligo di quantificare materiale e prodotti comunicando i dati ai Comuni. In questo modo il peso dei municipi non è secondario, in seno al controllo della corretta applicazione della legge. Via libera alla proposta di delibera della Giunta provinciale che riguarda l'attività di cava. L’offerta si riferisce a condizioni economiche più vantaggiose, ma prevede un punteggio sui minimi essenziali e cioè il pregio del materiale, un eventuale marchio di qualità, l’impegno a valorizzare la filiera lavorativa con figure specializzate, la certificazione etica, la riduzione dell’impatto ambientale.
Le nuove disposizioni indicano le caratteristiche vincolanti del piano occupazionale con il numero dei lavoratori che devono essere impiegati per il periodo della concessione, un’eventuale riduzione è ammessa per un massimo del 20 per cento dopo la metà del periodo di concessione è solo per gravi motivi.
In caso di mancato rispetto sono previste sanzioni fino alla decadenza della concessione. Il Comune, inoltre, stabilisce i criteri per il prezzo unitario a base d’asta, le modalità per la quantità minima di volume da estrarre, che deve essere almeno del 40 per cento rispetto al progetto di coltivazione. La clausola sociale prevede, poi, che un eventuale subentrante alla concessione mantenga alle dipendenze gli stessi lavoratori. Parere positivo del Cal alla proposta che riguarda la "Valorizzazione della filiera con ricorso a forme di aggregazione fra imprenditori".