Ristrutturare in città diventa più facile: «Un aiuto all’edilizia»

Nei centri storici sarà sempre ammessa la demolizione con ricostruzione. Gilmozzi: «Ma restano i vincoli dei Prg»


di Luca Marognoli


TRENTO. Non solo appalti. Per dare nuovo impulso al comparto edile, dopo avere programmato bandi di gara per 700 milioni di euro in tre anni, la Provincia ora mette mano anche alle normative che regolano le modalità tecniche di intervento. Nell’articolato della finanziaria approvata l’altra sera dalla prima commissione permanente è stato introdotto un passaggio che riduce i vincoli per le ristrutturazioni nei centri storici. Nel concetto di ristrutturazione edilizia – che finora non consentiva l’abbattimento dei muri perimetrali della casa – viene ora compresa anche la completa demolizione con ricostruzione. «Finora esistevano tre gradi di ristrutturazione», spiega l’assessore all’urbanistica Mauro Gilmozzi. «Uno era la sostituzione edilizia, che consiste nell’abbattere un immobile ricostruendolo tale e quale, l’altro il mantenimento dei muri perimetrali, il terzo la demolizione e ricostruzione, che consente di riedificare l’immobile in modo diverso, rispettando però tutte le prescrizioni del Piano regolatore, dalle tipologie degli edifici alle modalità di intervento».

Questa tripartizione rendeva tutto il processo particolarmente farraginoso. «Eri magari costretto a mantenere un muro di sette metri con i rischi conseguenti, senza cioè poter applicare le tecniche moderne in ambito antisismico e di efficientamento energetico». La scelta di consentire demolizione e ricostruzione sempre eliminerà queste eccessive precauzioni che si traducevano nel concreto in un ostacolo ingiustificato alle ristrutturazioni edili. D’altronde sono più che sufficienti le garanzie già previste dai piani regolatori: se una casa ha un tetto a due falde, per fare un semplice esempio, non potrà essere ricostruita a quattro ma solo mantenendo la tipologia preesistente.

Attenzione perché la novità riguarda esclusivamente le ristrutturazioni, non i restauri e i risanamenti conservativi, che godono di una tutela molto più alta per il valore storico e architettonico degli edifici interessati dagli interventi.

Per il comparto edile il nuovo regime si tradurrà in un’importante svolta. «La nostra proposta è stata accolta da tutti i gruppi politici», rimarca Gilmozzi. «Sono convinto che darà una risposta forte alle esigenze delle realtà che operano in questo ambito, che sulle nuove costruzioni stanno giocando una partita importante per il loro futuro. Ma allo stesso tempo viene garantita la qualità degli edifici già esistenti».

L’articolo della finanziaria che modifica il concetto di ristrutturazione edilizia è il numero 63. Il punto riguarda la legge urbanistica provinciale; il testo prosegue poi introducendo anche nel campo edilizio la nuova “Scia” (segnalazione certificata di inizio attività) al posto della vecchia Dia (dichiarazione di inizio attività). Rispondendo a Bruno Firmani (Idv) intervenuto nel dibattito in prima commissione, l’assessore Gilmozzi aveva spiegato che con la Scia le imprese potranno iniziare i lavori il giorno stesso della presentazione, invece che 30 giorni dopo. L’assessore all’urbanistica aveva anche espresso la contrarietà della giunta all’emendamento di Mauro Ottobre (Patt), che proponeva di derogare per 2 anni al blocco delle seconde case di cui proprio alla cosiddetta legge Gilmozzi. L’emendamento era stato quindi respinto.

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