Riapertura, le aziende “spingono” la giunta 

Verso la fase 2. Confindustria: «Anche gli industriali tedeschi ci hanno chiesto una ripresa graduale». Artigiani: «Servono contributi a fondo perduto». I sindacati: «Patto di legislatura»


Luca Petermaier


Trento. Dopo l’appello alla giunta per una graduale ripartenza dei cantieri edili lanciato da parte delle aziende associate all’Ance (Trentino di martedì scorso) ora tutte le categorie economiche sono scese in campo con propri documenti per chiedere all’esecutivo provinciale, ma anche al governo, di definire un piano per la ripartenza delle attività.

Confindustria Trento spiega che «l’emergenza sanitaria rimane la priorità, per tutti. Per tutti deve essere altrettanto chiaro che a questa emergenza sanitaria farà seguito un’emergenza economica di uguale entità. È per questo motivo che la nostra Associazione sta lavorando per predisporre un piano di ripartenza graduale, alla sola condizione di garantire la sicurezza dei lavoratori».

Anche gli industriali tedeschi chiedono alle aziende italiane di ripartire. In una lettera indirizzata a Confindustria, la BDI (l’associazione degli industriali tedeschi) ha infatti rivolto un appello a riprendere gradualmente l’attività delle imprese. L’industria tedesca e quella italiana sono un modello virtuoso di integrazione economica: i relativi sistemi di produzione sono fortemente interconnessi. In Trentino quasi il 20% dell’export è destinato alla Germania, principalmente nel settore dell’automotive, ma non solo. «Vi sono aziende nella nostra provincia - assicura il direttore generale Roberto Busato - che hanno gli ordini in casa ma non possono evaderli perché la loro attività è fra quelle interdette. Ma il loro lavoro è cruciale: il mancato rapido riavvio del maggior numero di settori produttivi in entrambi i paesi potrebbe generare danni economici incalcolabili a livello globale». Quanto alle misure di sostegno messe in campo dal governo con il cosiddetto “decreto liquidità” Confindustria chiede tempestività e avanza un dubbio a proposito delle misure di natura fiscale. «Se è vero che le imprese maggiormente colpite dalla crisi potranno differire di qualche mese i versamenti di imposte di prossima scadenza, il rischio è che le scadenze finiscano per affollarsi in un mese, quello di giugno, di per sé già caratterizzato da una serie di adempimenti particolarmente gravosi».

Artigiani

Con un documento molto articolato l’Associazione artigiani ha chiesto anch’essa una ripartenza, pur nel rispetto della sicurezza. «Ci sono piccoli artigiani che lavorano da soli che potrebbero riprendere l’attività» - sostiene il presidente Marzo Segatta. Che pone l’accento su un altro punto: «Bene la possibilità agevolata di ricorrere a prestiti bancari, ma molti nostri associati sono piccolissime imprese che non ce la farebbero a sostenere altri debiti. Servirebbero dei contributi a fondo perduto per i più piccoli. La nostra categoria risentirà anche dei mancati lavori che arrivano dal mondo del turismo». Tante le proposte avanzate: via il massimo ribasso; un reddito di lavoro a fondo perduto; sconti parziali dell’Imis per le imprese; favorire i lavori di recupero delle seconde case. Con quali soldi? «La Provincia dovrebbe ricorrere al debito» - spiegano gli artigiani.

I sindacati

Cgil, Cisl e Uil - incontrando ieri la task force economica messa in campo dalla giunta - hanno chiesto «interventi strutturali di medio lungo periodo che sostengano lo sviluppo, che rilancino il lavoro, definiscano le priorità degli investimenti, che riformino la macchina amministrativa e l’assetto istituzionale della Provincia. Siamo disposti a costruire un patto di legislatura per il Trentino – hanno detto Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -, ma deve essere vera concertazione su tutte le priorità dello sviluppo provinciale. Va rinnovato l’assetto istituzionale della Provincia e ci vuole chiarezza sulle reali risorse a disposizione».













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