A CALLIANO

Peter, ecco l’ultimo (vero) artigiano degli sci 

Huta dal ’98 costruisce nel suo laboratorio dei prodotti “sartoriali”. Niente stampi, tutto su misura: «Perché gli sci devono essere come le scarpe»


di Luca Petermaier


CALLIANO. Azzardare un paragone è complicato, ma in questo caso ci proviamo: un paio di sci come una bottiglia di vino pregiato. Fatti solo con legno di qualità (come le uve selezionate), assemblati uno ad uno con pazienza sartoriale (come fa l’enologo che testa e assaggia il suo prodotto fino a che non ne è pienamente soddisfatto) e lasciati a maturare (come il vino nelle botti) per tre lunghi anni, finché arriva il momento giusto per scendere in pista.

È ancora possibile creare sci artigianali (ma veramente artigianali) in un mercato caratterizzato da un’offerta di massa enorme, che abbassa i prezzi e amplia le scelte per il cliente in modo pressoché illimitato? Sarà pazzo o visionario, ma Peter Huta pensa di sì.

Il "sarto degli sci" in azione

Peter Huta realizza nel suo laboratorio sci su misura e senza stampi. "Devono calzare come scarpe"

Dal 1998, nel suo piccolo laboratorio di Calliano adagiato ai piedi di Castel Beseno, Peter (52 anni, ceco di nascita ma ormai trentino d’adozione) assembla sci che di industriale non hanno (volutamente) nulla. Niente stampi, rifiuto di ogni processo di standardizzazione e un solo comandamento: lo sci va costruito attorno a chi lo inforcherà. E quindi diventa un pezzo unico.

Ecco, proprio come un vestito su misura, Peter realizza i suoi “Grooves” partendo dallo sciatore: quant’è alto, quanto pesa, come scia e cosa si aspetta dallo sci. Non ci sono modelli che costringono la fantasia e quindi non ci sono vincoli: né di lunghezza, né di larghezza delle spatole o del raggio di curva. Per cui – come è successo - possono nascere sci “ibridi” che in punta si presentano larghi come un carver e in coda sono dritti come un gigante: «Così – spiega Peter – girano facilmente ma tengono anche alle alte velocità».

La sfida della piccola “Grooves” ai giganti della neve è impari ma affascinante. Ha il sapore dei vecchi mestieri di un tempo arricchiti però dalla migliore tecnologia che offre oggi il mercato e sorretti da solidi studi di biodinamica.

Alcuni numeri per capire di cosa parliamo. Più o meno ogni tre anni le aziende sfornano un nuovo modello, mentre gli sci di Peter – a suo dire – ci mettono tre anni solo per “maturare”, diciamo per adattarsi allo sciatore come fa una scarpa nuova al piede di chi la indossa. Da qui in avanti lo sci non fa che migliorare, per molti anni a seguire. Altri numeri. Una qualsiasi azienda del settore produce in media un paio di sci ogni ora. Peter ci mette tre settimane. «Però gli altri sci restano nella pressa 10 minuti, i miei due ore. E questo è uno dei passaggi fondamentali, guai a trascurarlo. E poi io uso solo legno di frassino e pioppo, insieme a kevlar, vetro e gomma. Carbonio? Vietato: si deteriora troppo in fretta, non va bene».

Modellista di primo lavoro, Peter si innamora del Trentino nell’88 quando vi arriva per surfare sul Garda. Da allora non se n’è più andato. Dopo essersi lanciato nella produzione (sempre artigianale) di pinne per surf (che sono più importanti della tavola stessa a detta di chi se ne intende), Peter conosce il mondo dello sci grazie ad Antonio Marangoni e alla gloriosa Roy Ski. Qui si occupa delle tavole da neve e dopo aver preparato gli snowboard che poi vinceranno due medaglie alle Olimpiadi di Nagano del ‘98 decide che è arrivato il momento di tentare l’avventura in solitaria e, a Calliano, fonda la sua Grooves.

Per quanto se ne sappia nell’ambiente, Peter è l’unico (vero) artigiano dello sci in Italia (ma se ce ne sono altri si facciano avanti). Ma questo lavoro di qualità, pazienza e amore ha un prezzo: i suoi sci costano dai 1300 ai 2000 euro delle versioni più “customizzate”. Non sono per tutti i portafogli. Troppo? Dipende. Non è poi molto se pensate che Peter vi offre una garanzia di cinque anni e che la vita media dei suoi prodotti è di molto superiore ai dieci anni. «Ho clienti con sci di 18 anni, che hanno sostituito solo le solette e le lamine, come fossero un paio di scarpe che calzano alla perfezione e alle quali, ogni tanto, cambi la suola perché di così comode – lo sai bene - non ne troverai più».

Quasi quasi verrebbe da chiedersi ma chi gliel’ha fatto fare. Ore e ore di lavoro per realizzare un paio di sci quando il mercato va in tutt’altra direzione: sempre più noleggi di breve durata e cambi di materiale da un anno all’altro. Se glielo chiedete, Peter vi guarderà con gli occhi pieni di quello stupore di chi ancora conserva la fiammella dell’antico entusiasmo che serve a creare un oggetto dal nulla e vi risponderà così: «Gli sci sono delle scarpe prolungate. E le scarpe devono essere comode, sennò che divertimento c’è ad andare a sciare?».

 













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