VINI

Masterclass dei Vignaioli di montagna al Trento Film Festival

Sei i vini a confronto: tre dei vignaioli trentini e tre di quelli dell’Alto Adige (foto di apertura Michele Purin)


Carlo Bridi


TRENTO. Quinta edizione oggi, 5 maggio, per la Masterclass dei Vignaioli di montagna nell’ambito del Trento Film Festival che ha visto come esperto nella presentazione dei vini Massimo Zanichelli. Sei i vini a confronto: tre dei vignaioli trentini e tre di quelli dell’Alto Adige.

“Un evento, ha affermato in apertura del confronto il presidente dei Vignaioli del Trentino Lorenzo Cesconi, che ci unisce nel nostro lavoro molto complesso ed impegnativo nella produzione di vini di montagna. Il nostro obiettivo era quello di raccontare delle storie del nostro territorio al fine di far conoscere l’impegno di tanti piccoli vitivinicoltori della regione”.

Dal canto suo il presidente dei vignaioli altoatesioni Hannus Baungartner, ha sottolineato la positività di questi progetti fatti in forma unitaria per valorizzare al meglio la passione di tanti piccoli vignaioli. "Ora – ha concluso - il nostro caldo invito, superata la pandemia, è quello che tanti amanti del vino di montagna visitino le nostre aziende”.

Il presidente del Film Festival Mauro Leveghi, dopo aver espresso soddisfazione per questa collaborazione che va avanti ormai da 5 anni, anche con il supporto delle due Camere di Commercio, ha sottolineato l’importanza dell’unità d’azione fra le due terre, ed ha concluso affermando: “Crediamo che prodotti come il vino servano per far comprendere la complessità dei territori di montagna ma anche la loro ricchezza”.

Questi i vini in assaggio sotto l’attenta guida di Zanichelli: per il Trentino il Muller Thurgau 2019 dell’azienda agricola di Michele Simoni di Palù di Giovo, il Nosiola Trentino dell’azienda agricola Fanti di Pressano e il Groppello di Revò “el Zeremia” di Zadra Lorenzo, figlio del compianto Zeremia che con tanta passione aveva rilanciato questo vino.

Per l’Alto Adige i vini scelti sono stati il Kaiton un Riesling di Peter Pliger di Bressanone, il ST. Magdalener del 2019 delle colline omonime sopra Bolzano di Moser Hof e il Pigeno 2017 un Blauburgunder – Pinot Nero, dello Stroblhof di Hanni-Ausserer e Rosmarie 2017. Per chiudere la deliziosa grappa di Moscato Rosa della distilleria Zeni.

Si tratta di vini tutti prodotti fra i 500 e i 900 metri, condizione che permette l’ottenimento di profumi e aromi intensi. Vini che sono notevolmente migliorati negli anni, a dimostrazione anche della crescita professionale dei vignaioli, ha affermato Zanichelli. Secondo Gabriele Gorelli, esperto in comunicazione del vino, intervenuto anch’esso online, è molto importante raccontare le storie di questi vini: “E’ questa una strada da percorrere: anche rafforzare l’importante rapporto fra i vignaioli trentini e quelli dell’Alto Adige, così simili ma anche così diversi”.

A proposito dei vini assaggiati, unanime la valutazione positiva: per i vini bianchi siamo in presenza di vini molto espressivi. A proposito del ST Magdalena, composto dal 95% di Schiava e dal 5% di Lagrain per darle maggior corpo, unanime il parere sulla riscoperta di questo vino, definito molto moderno ed attuale adatto per la ristorazione come abbinato a molti piatti. Il Groppello del Zeremia prodotto a Revò è stato definito eccelso, un vino che va valorizzato per l’affinità con il territorio dove è prodotto. Ottimo il Pinot Nero dell’Alto Adige: un vino che ha un bellissimo avvenire davanti, ha concluso Gorelli.













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