Marina Fontana, la sociologa che ha inventato l’atelier delle erbe officinali nel Vanoi
La sua azienda si chiama “L'Orto Pendolo” e prende il nome dai prati in pendenza della zona, che venivano sfalciati a mano
RONCO DI CANAL SAN BOVO. Continuiamo oggi a raccontare le nostre storie di imprenditori agricoli, particolarmente giovani e donne, che lanciando il cuore oltre l’ostacolo hanno fatto la scommessa di diventare imprenditori agricoli, spesso partendo dal nulla. Ma attenzione: imprenditori o imprenditrici sempre più preparati e sempre più green.
Lo facciamo raccontando una bellissima storia che viene da una delle zone più disagiate del Trentino: il Vanoi. E’ la storia di una giovane signora nata in Svizzera dove la sua famiglia come molte altre della zona, era emigrata per sfuggire alla morsa della fame e alla miseria di quegli anni in Vanoi, trovando un posto di lavoro e un reddito sicuro. Paese, dove il papà rimase a lavorare per trent’anni. Quando lei era ancora piccolissima, la mamma tornò in Italia e lei è cresciuta a Ronco la piccola frazione di Canal San Bovo.
Parliamo di una donna di 39 anni, Marina Fontana, con laurea magistrale in sociologia in tasca. E’ un caso anomalo perché siamo di fronte ad una donna che non viene dal mondo agricolo, tant’è che è partita senza possedere nemmeno un orto. Ma la sua caparbietà e la sua passione per la vita all’aperto, per l’ambiente naturale, per l’agricoltura e le piante officinali, le ha fatto inventare un lavoro favorito precisa subito, dalla sua formazione e dalle ricerche fatte prima come sociologa. Anche queste l’hanno portata scegliere l’agricoltura, ma l’agricoltura biologica.
Con il supporto costante di un appassionato tecnico del settore della FEM, Flavio Kaiserman, avviò un’azienda di erbe officinali che pian piano è andata ad espandersi anche nella coltivazione sempre biologica, e sempre su superfici di modeste dimensioni, di cerali quali la segala, il frumento il farro, il grano saraceno, ma attenzione, tutti partendo da semi antichi provenienti sia dal Vanoi che dal paese della sua mamma in Valtellina.
Originale il nome dato all’azienda: “L'Orto Pendolo” – l’atelier delle erbe officinali – dal soprannome degli abitanti di Ronco, “ma anche dal fatto che tutta la zona è molto ripida e tutti i prati particolarmente in pendenza, venivano sfalciati a mano: gli uomini – precisa la sociologa – facevano un movimento che visto dagli altri paesi sembrava quello di tanti pendoli”.
Il tutto è partito da una ricerca sociologica fatta in Primiero, che le ha dato l’input.
Marina ha iniziato con poche centinaia di metri quadrati di terra coltivati con lino, prodotto riscoperto, e con le erbe officinali. Attualmente le piante officinali occupano circa 1500 metri quadrati di orti, ed i restanti 4000 sono suddivisi tra cereali, ortaggi, patate, fagioli e lino. Due anni or sono ha introdotto la segala alpina della Valtellina, il farro e il frumento, il grano saraceno. L’azienda dispone anche di qualche albero da frutto: noci meli, peri, prugne, anche la vite e piccoli frutti: tutto in modeste dimensioni. L’apiario è piccolo, 8 arnie, mentre per terra razzolano una decina di galline.
I 1500 metri più ripidi sono lasciati allo sfalcio, unica cosa possibile vista l’acclività del terreno. Ma la fertile fantasia di Marina quest’anno la porterà a seminare anche canapa e girasole. Le piante officinali sono una cinquantina tra menta, melissa, fiori vari, aromatiche oltre al raccolto di tante piante spontanee come l’ortica, il sambuco, il timo, l’origano selvatico e l’achillea. Nella coltivazione ha un buon aiuto da papà Albino e da mamma Margherita, pensionati.
Ma ben presto si è attivata anche a creare sinergie con altri imprenditori sempre attenti alla qualità ed al biologico. Così la collaborazione con la malga Cavallara sita sul Passo del Broccon, ha avviato una intensa sinergia che l’ha portata a fornire le sue erbe per fare i formaggi alle erbe. Le caciotte fatte con i petali di calendula, fiordaliso manarda e achillea, il Radici, un formaggio fatto con dentro una miscela di erbe aromatiche e fiori. Le ricotte affumicate con lavanda, le Robiole con erbe aromatiche. Ma il massimo della fantasia la ha portata a stagionare un formaggio nostrano di malga in anfore di terracotta nelle ospitali cantine Foradori di Mezzolombardo. Viene invecchiato fra erbe, aromatiche e fieno. I primi formaggi usciti sono molto pastosi con dei sapori molto diversi, come quello del timo e del dragoncello. Sapori molto forti che vanno spiegati al degustatore appassionato.
La sociologa ha aperto l’azienda anche a piccoli gruppi di persone, massimo 12, o a gruppi famigliari con percorsi didattici sull’arte del mangiar bene. Ma l’azienda è in costante evoluzione: ha iniziato a fare l’olio di noci e in prospettiva anche quello di girasole e di lino.
Marina ha ancora un sogno nel cassetto: riuscire a imparare a filare il lino come ai vecchi tempi. Tutti i prodotti vengono venduti in azienda, la Fontana ha abbandonato i mercati perché non riscontrava un elevato interesse per i suoi prodotti e riesce a venderli tutti a km zero in azienda. La sua azienda – conclude con soddisfazione – è visitata da molti che vogliono capire i particolari per poi apprezzare la sua scelta.
Marina è sposata con Fabio Tamanini e ha 2 bellissimi bambini di 5 e 7 anni.