La pandemia picchia duro sull’economia trentina: giù Pil e occupati, ma tengono i depositi delle famiglie
Il rapporto di Bankitalia: per il 2021 prospettive favorevoli per le aziende più grandi e innovative
TRENTO. La pandemia di Covid-19 ha avuto gravi ripercussioni sull’economia delle province di Trento e di Bolzano. Le stime formulate da FBK (Fondazione Bruno Kessler) e ISPAT (Istituto di statistica della Provincia autonoma di Trento) indicano che nel 2020 il Pil trentino ha segnato una contrazione prossima al 10 per cento; secondo l’Astat (Istituto provinciale di statistica della Provincia di Bolzano) la flessione del Pil altoatesino è risultata superiore all’11 per cento (-8,9 per cento nella media italiana).
Le previsioni per l’anno in corso sono di una moderata espansione che permetterebbe di recuperare meno della
metà del calo registrato a causa della pandemia.
La crisi ha colpito in misura differenziata i diversi comparti
dell’economia. In entrambe le province il settore delle costruzioni ha beneficiato della ripresa dell’attività osservata nella parte finale dell’anno anche per quanto riguarda le transazioni immobiliari. Le imprese manifatturiere del Trentino hanno osservato una forte diminuzione delle vendite sia sul mercato nazionale sia su quello estero; le esportazioni sono diminuite del 13,7 per cento, in misura superiore alla media
nazionale (-9,7 per cento), anche se l’Alto Adige ha potuto beneficiare di più dei mercati tedeschi.
I fatturati sono diminuiti soprattutto nei servizi di alloggio e ristorazione, nonché in quelli commerciali e di trasporto. Il comparto turistico, che riveste un ruolo molto importante in entrambe le province, è stato tra i più colpiti: nel 2020 i pernottamenti turistici sono calati di oltre un terzo in entrambe le province soprattutto a causa della chiusura anticipata della stagione
invernale 2019-2020 e del mancato avvio di quella 2020-21.
Le prospettive per il 2021, seppure complessivamente negative, sono lievemente più favorevoli, soprattutto per le aziende di maggiori dimensioni; la ripresa potrebbe essere sostenuta dalle aziende più produttive, particolarmente numerose soprattutto in Alto Adige, e dalle numerose start up innovative che sono nate nel territorio con il sostegno delle politiche provinciali.
La redditività delle imprese, che nel 2019 si collocava su livelli storicamente elevati, si è ridimensionata sensibilmente nel 2020 in entrambe le province, soprattutto nei servizi (in particolare quelli legati al turismo). Il calo dei flussi di cassa e l’incertezza macroeconomica hanno comportato un crescente fabbisogno di liquidità da parte delle imprese che è stato in larga parte
soddisfatto con l’aumento dell’indebitamento bancario.
Le ricadute occupazionali dell’emergenza sanitaria sono state considerevoli. Nel 2020 il numero di occupati è diminuito
dell’1,4 per cento in provincia di Trento e del 2,6 per cento in quella di Bolzano (-2 in Italia; fonte: Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat). Il calo delle ore lavorate è stato più
intenso, pari a circa l’8 per cento in entrambe le province (-11 in Italia). La riduzione degli occupati è stata contenuta in larga misura dal blocco dei licenziamenti per motivi economici e dal potenziamento degli ammortizzatori sociali. Di tali misure hanno beneficiato principalmente i lavoratori con contratto a tempo indeterminato mentre gli occupati a termine hanno visto un intenso deterioramento delle loro prospettive
occupazionali.
I dati sulle comunicazioni obbligatorie indicano che nel settore privato non agricolo, per il complesso del 2020, le posizioni lavorative si sono ridotte di 14.000 unità in Trentino e di 21.000 in Alto Adige, la maggior parte dei quali nei servizi di
alloggio e ristorazione. Tali comparti impiegano principalmente donne, giovani, dipendenti con contratti a termine di natura stagionale e quindi a maggiore rischio occupazionale.
Nel 2020 le ore autorizzate di Cassa integrazione sono state 16,1 milioni in Trentino e 19,8 milioni in Alto Adige, valori oltre 10 volte superiori a quelli del 2019.
L’emergenza sanitaria ha scoraggiato la partecipazione al mercato del lavoro: nella media del 2020 il tasso di attività si è ridotto di 1,1 punti percentuali in Trentino e di 1,3 punti in Alto Adige; in entrambe le province il calo ha interessato principalmente la cla sse di età tra i 15 e i 34 anni. Il peggioramento delle condizioni deigiovani nel mercato del lavoro è confermato dall’incremento dell’incidenza, tra i 15-34enni, di coloro che rimangono al di fuori del circuito lavorativo e formativo (not in education, employment or training, NEET).
Nella media del 2020 il tasso di disoccupazione è aumentato di 0,2 punti percentuali in provincia di Trento (al 5,3 per cento) e di 0,9 punti in provincia di Bolzano (al 3,8 per cento).
Le condizioni finanziarie delle famiglie trentine e altoatesine rimangono solide. In base a stime recenti, aggiornate al 2019, la ricchezza delle famiglie risultava pari a circa 10 volte il reddito disponibile. Le conseguenze della pandemia sui redditi sono state tuttavia intense. Il reddito disponibile delle famiglie trentine e altoatesine si è ridotto del 2,9 per cento in provincia di Trento e del 3,7 in quella di Bolzano nel 2020 rispetto all’anno precedente
(secondo nostre elaborazioni su stime di Prometeia; -2,7 per cento in Italia). I consumi delle famiglie hanno registrato un brusco calo risentendo non solo della riduzione del reddito ma anche delle minori opportunità di consumo dovute alla pandemia. Ne è conseguito un forte aumento dei risparmi, soprattutto dei depositi in conto corrente.
I depositi delle famiglie sono aumentati dell’8,2 per cento in Trentino e del 6,5 per cento in Alto Adige.
In risposta al perdurare dell’emergenza pandemica e alle connesse ripercussioni economiche e sociali, le Province di Trento e di Bolzano hanno adottato alcune misure di emergenza a sostegno del tessuto produttivo locale per circa 350 e 570 milioni di euro, rispettivamente, che si aggiungono ai 150 e ai 235 milioni già stanziati nella fase iniziale della crisi. Le politiche di bilancio espansive messe in atto dai due Enti provinciali nell’esercizio 2020, si sono riflesse in rilevanti incrementi di trasferimenti e contributi verso famiglie, imprese e altri enti locali, trainando in Trentino la spesa in conto capitale (3,7 per cento) e in Alto Adige quella corrente (8,3 per cento).
A tali risorse si sono aggiunte quelle provenienti dalla rimodulazione dei fondi strutturali europei (51 milioni di euro in Trentino e 40 in Alto Adige). I trasferimenti da parte dello Stato hanno permesso di mitigare gli effetti negativi sui bilanci degli
enti territoriali che, pur non presentando in Trentino-Alto Adige disavanzi a inizio 2020, hanno risentito delle perdite di gettito legate alla pandemia. In particolare, i Comuni trentini hanno registrato minori entrate per circa 25 milioni di euro a fronte dei 70 milioni di euro di quelli altoatesini.
La pandemia ha evidenziato il ruolo delle tecnologie digitali. Il livello di digitalizzazione delle province autonome di Trento e di Bolzano presenta punti di forza e di debolezza. Gli indicatori a disposizione mostrano che la
dotazione tecnologica complessiva risulta superiore alla media nazionale ma inferiore nel confronto europeo. Entrambe le province registrano tuttavia un ritardo per le connessioni a banda larga veloce e ultra veloce; più elevati rispetto alla media del paese risultano invece il livello di competenze della forza lavoro in Trentino e la diffusione di tecnologie digitali tra le imprese dell’Alto Adige.
Il lavoro da remoto, che nel 2020 ha permesso di garantire la continuità operativa a numerose imprese e Pubbliche amministrazioni, è risultato invece relativamente poco diffuso nel settore privato, soprattutto per le imprese altoatesine di maggiore dimensione.