Il «Catullo» vola in rosso perdite per 26,6 milioni
Bilancio 2011 segnato dalla crisi, dal caso RyanAir e dalla situazione di Brescia L’obiettivo del cda è ora quello di «liberarsi» al più presto di Montichiari
VERONA. Vola il rosso di bilancio all’aeroporto Catullo di Verona. Il cda della società che gestisce lo scalo veronese e quello di Brescia ha infatti approvato il bilancio 2011 che segna una perdita di 26 milioni e 615 mila euro. Sul risultato di bilancio - viene detto in una nota - incidono poste straordinarie relative alla svalutazione di crediti per imposte anticipate registrati nel bilancio 2010 per 7,1 milioni di euro, l’addebito di immobilizzazioni in corso per 2 milioni di euro e lo stanziamento di alcune poste di rischio straordinarie per circa 1,7 milioni di euro.
Al netto delle partite straordinarie, pari complessivamente a circa 10,8 milioni, si registra una perdita di 15,8 milioni nel 2011, nonostante la crescita di traffico passeggeri del sistema Verona - Brescia del 7,3% che ha portato a superare i 3,4 milioni di passeggeri trasportati e la movimentazione di oltre 45.000 tonnellate di merci nel 2011. Il peggioramento del risultato aziendale è nell’ordine dei € 6,8 milioni rispetto al 2010. Infatti per una corretta comparabilità con l’esercizio 2011, al netto della plusvalenza straordinaria (conferimento del ramo d’azienda parcheggi alla Catullo Park pari a 7 milioni di euro) e dello stanziamento per imposte anticipate, il risultato 2010 così rettificato si attesta su una perdita d’esercizio di circa 9 milioni.
Hanno causato il deterioramento del conto economico la sovrapposizione di eventi esterni negativi di natura macroeconomica e geopolitica, che stanno affliggendo pesantemente tutto il settore del trasporto aereo (crisi economica, aumento del petrolio, instabilità politica di alcune destinazioni quali il Nord Africa). A questi si aggiungono criticità specifiche della società quali la perdita di fatturato dell’Avio Handling (la società che gestisce a Verona i servizi di assistenza a terra del passeggero e degli aeromobili); il contributo negativo di Brescia dove la concessione quarantennale non è stata ancora rilasciata, con un impatto importante sui costi di gestione, ed il previsto sviluppo del traffico cargo non si è verificato; e il contratto con la RyanAir che, pur avendo un impatto positivo sul territorio nel settore del turismo, richiedono onerosi contributi di marketing e che contrattualmente impegnano pesantemente la società anche per i prossimi anni; il calo di redditività determinato dal nuovo mix di traffico (l’aumento della componente low cost a discapito del charter ha causato un affievolimento dei ricavi commerciali oltre che dei ricavi di handling).
Alcune problematiche sono strutturali e incidono pesantemente sul bilancio, quali il contributo negativo dello scalo di Brescia dove il traffico cargo non ha raggiunto i volumi attesi (- 9,8 milioni di euro) e la gestione dei servizi di assistenza a terra della controllata Avio Handling (- 5,2 milioni).
Che fare, ora? Il cda punta ora a una forte azione di risanamento, partendo da una riduzione dei costi di gestione e puntando a lasciare lo scalo di Montichiari in mani bresciane, sganciandolo dalla società. I primi risultati dell’efficientemento sono visibili già nel primo quadrimestre dell’anno. La gestione delle partenze all’interno di un unico Terminal ha consentito ad esempio di ridurre del 8,5% i costi del presidio dei varchi di sicurezza. Inoltre, nel primo quadrimestre, si sono ridotti i costi per gli organi statutari di circa 17,6% e il costo del personale del 3,9%.