Famiglie cooperative il fatturato resiste alla crisi

Il 2013 chiude a 346 milioni e risente del calo dei consumi: boom di promozioni Faticano i piccoli negozi, bene invece i grandi. Il futuro è nelle aggregazioni



TRENTO. In uno scenario contraddistinto dal calo generalizzato dei consumi, il consumo cooperativo trentino nel 2013 ha tenuto pur in un quadro impegnativo. Lo dicono i dati presentati ieri all’assemblea di settore alla presenza del presidente e del direttore generale della Cooperazione Trentina, Diego Schelfi e Carlo Dellasega. Il fatturato complessivo ha raggiunto i 346 milioni 371 mila euro, contro i 346 milioni 377 mila euro del 2012. Considerati anche Sait (Fc Atesina) e Trento Sviluppo (Superstore Coop), il sistema ha totalizzato 478 milioni 569 mila euro rispetto ai 481 milioni dell’anno precedente. I numeri indicano che a faticare maggiormente sono i piccoli negozi fino a 100 metri quadrati di superficie e quelli tra i 100 e i 300 metri quadrati. Segno positivo invece per le grandi strutture di vendita.

Il fatturato per classi dimensionali evidenzia che 22 cooperative realizzano oltre il 72% del totale. Un dato che suggerisce una sottolineatura e una riflessione. «La prima dedicata alla funzione sociale che, tante Famiglie Cooperative, svolgono in piccole località – spiega Giuseppe Fedrizzi, responsabile di settore - la seconda orientata, invece, a un processo di aggregazione che non può essere rimandato per i negozi più piccoli». Un risultato che pare essere in linea con quanto emerso da una ricerca nazionale. In Italia il 54% dei consumatori compra solo l’essenziale e taglia il superfluo; il 52% cerca attivamente prodotti in promozione o scontati; il 30% compra meno in assoluto. Uno scenario tutt’altro che favorevole per chi opera nel commercio alimentare.

Tra le indicazioni per il futuro emerse durante i lavori, c’è la necessità di disporre di una rete di vendita che comprenda negozi in grado di produrre una buona redditività e di almeno 400 metri quadrati. «Per far fronte alla difficile situazione le Famiglie Cooperative – ha aggiunto Fedrizzi - hanno ulteriormente potenziato le proprie iniziative per sostenere il potere d’acquisto dei consumatori e dei soci in particolare. Occasioni promozionali che hanno proposto quotidianamente offerte e promozioni che, in alcuni casi, hanno superato il tetto del 30% rispetto al totale delle vendite».

Un fenomeno in netta crescita negli ultimi tre lustri. A inizio millennio le promozioni erano pari al 18,4% (fatto 100 il volume del venduto, il 18,4% era scontato). Nei primi mesi del 2014 la percentuale è quasi raddoppiata attestandosi al 28,7%. Insomma: la sensazione di fare un buon affare rende più appetibile la spesa.

«Le Famiglie Cooperative sono realtà sul mercato da oltre cento anni – ha osservato Renato Dalpalù, vicepresidente della Federazione per il settore del consumo – sono cooperative ben capitalizzate e finanziariamente equilibrate. Basti un dato: gli investimenti per migliorare i negozi hanno sfiorato i 13 milioni di euro, di cui il 42% è coperto dalle stesse cooperative. Ma il patrimonio più grande è costituito dai collaboratori. Siamo una rete di imprese – ha aggiunto – e dobbiamo valorizzare questa caratteristica».

Il costo del personale delle Cooperative ha superato i 60 milioni di euro L’incidenza sul fatturato è del 17,46%. «E’ il costo che rappresenta oltre il 65% del totale delle spese – ha spiegato Fedrizzi - e se non governato genera squilibri economici piuttosto preoccupanti».

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