Cio, Paterno: «Il fatturato sfiora i 60 milioni, 400 i soci»
CASTEL IVANO. «Il secondo gruppo del comparto ortofrutticolo trentino, Consorzio Regionale Ortofrutticolo, (C.I.O), con il cuore storico a Castel Ivano e la sede legale in Valle dei Laghi, conta 400...
CASTEL IVANO. «Il secondo gruppo del comparto ortofrutticolo trentino, Consorzio Regionale Ortofrutticolo, (C.I.O), con il cuore storico a Castel Ivano e la sede legale in Valle dei Laghi, conta 400 soci e nel bilancio 2017-18, appena approvato dal Cda, sfiora i 60 milioni di fatturato nonostante la difficile stagione quale è stata quella del 2017». Così il presidente storico della Op Remo Paterno. Sono 13 le cooperative aderenti e con caratteristica diversa da Melinda, non provengono solo dal Trentino ma da tutto il Nord est del Paese. Il prezzo medio delle mele, sarà molto interessante ad esempio nella sua cooperativa, la Coba: sarà di 0,50 euro a kg. Il 90% del prodotto è costituito dalle mele, con una buona quota di biologico, per il resto viene coltivata l’intera gamma dei piccoli frutti, senza dimenticare la famosa farina di Storo e gli ortaggi della Valle di Gresta. La nascita nel 1997, con una posizione critica nei riguardi delle altre Op del Trentino, che Paterno ed i suoi colleghi del Cda, ritenevano eccessivamente costosi nella gestione, mentre in tutti questi vent’anni loro sono sempre rimasti con una gestione dai bassi costi. «I risultati raggiunti -spiega Paterno- hanno creato notevole interesse in diverse realtà ortofrutticole della regione, tant’è che da poco è entrato come socio anche i Gruppo Clementi, noto per la sua posizione d’avanguardia in tutta la filiera dal momento produttivo, a quello varietale a quello della commercializzazione. Questo arrivo -ricorda ancora Paterno- ci ha dato una mano a capire meglio la dinamica dei mercati esteri, l’importanza dell’innovazione varietale per stare sul mercato. Siamo partiti in cinque cooperative e siamo in 13 ma c’è grande interesse particolarmente in Alto Adige per la nostra Op. Certo, abbiamo ancora dei problemi, il 60-65% di Golden è troppo, per questo dobbiamo spingere sul rinnovo con varietà ma anche con cloni diversi, come può essere il Golden Parsi, una mela che se piantata nella zona vocata da grandi soddisfazioni anche commerciali. Così possiamo dire di Gala e Fuji, che in Valsugana ha trovato l’habitat ideale. La cosa fondamentale nella gestione del rinnovo è la grande professionalità dell’operatore». Di questa Op un po’ anomala si è occupata anche una delle riviste di settore a livello nazionale, il Corriere ortofrutticolo. (c.b)