Bertolini: «Adesso uniamo i confidi per essere forti»

Il presidente della Cooperativa Artigiana di Garanzia tende la mano ai colleghi «Necessario sfruttare assieme le opportunità dell’iscrizione al “107”»


di Roberto Colletti


TRENTO. «Abbiamo investito tempo e risorse per diventare intermediari finanziari. E' ora di mettere a frutto queste potenzialità» dice Giuseppe Bertolini. Svolgere, seppur parzialmente, il lavoro di banca è però oneroso. «E' il secondo aspetto del problema, ma i costi già li sopportiamo. Perciò la risposta giusta è: uniamo i confidi, riduciamo l'incidenza degli oneri e sosteniamo più efficacemente le nostre imprese».

La sollecitazione del presidente della Cooperativa Artigiana di Garanzia è rivolta ai colleghi degli altri due enti di garanzia provinciali, Giorgio Rigotti di Confidimpresa e Renzo Cescato di Cooperfidi «con i quali abbiamo percorso assieme la strada per l'iscrizione all'elenco ex articolo 107 degli intermediari vigilati dalla Banca d'Italia», condizione che autorizza l'esercizio, limitata al 20 per cento dei rispettivi bilanci, dell'attività bancaria. Il passaggio è avvenuto nel 2010, ma da allora - in aggiunta alle essenziali prestazioni di garanzia - ha prodotto qualche ipotesi, ma nessuna concreta iniziativa. Vale per gli artigiani, vale per gli altri.

«Il punto è proprio questo, sinora non siamo riusciti a sfruttare le opportunità del “107”. Intendiamoci, è un campo complesso e la prudenza è la miglior consigliera. Sarebbe da scellerati mettere a rischio la solidità degli enti. Ma le prospettive per l'autunno, come ha confermato il recente focus della Fondazione Nord Est, sono grigie, grigissime. Le aziende raccolgono pochi ordini e faticano a farsi pagare ed il fenomeno oggi riguarda anche realtà solide, medie e piccole, che sinora se l'erano cavata. Si vive con prospettive che spesso non vanno oltre i pochi mesi, talvolta anche meno, ed il problema del credito è sempre più pesante. E' perciò indispensabile» insiste Bertolini «mettere in campo tutti gli strumenti disponibili. Se non le aiutiamo ora, le nostre aziende, quando lo faremo?» Che fare? «Mettere in comune le strutture, dar vita ad un unico confidi per abbattere i costi fissi del “107” che già paghiamo e non utilizziamo».

Proposta non nuova, la strada della fusione è stata percorsa con successo da commercio ed industria e quasi realizzata tra artigiani e cooperazione. «Vero, il tentativo è già stato fatto. Ma ora, dopo il comune passaggio ad intermediari finanziari, è la crisi, anzi l'evoluzione del mercato, che dovrebbe indurci a riaprire la discussione. Non so quale sia la soluzione più utile - fusione o altro - ma so che il problema va affrontato con urgenza. La situazione attuale non è sostenibile: paghiamo gli oneri della vigilanza - la documentazione per la Banca d'Italia impone criteri rigorosi che esigono tempo e personale - ma ciascuno dei tre confidi, con le sue sole forze, fatica a trovare modi nuovi per sostenere le imprese. Abbiamo esigenze e dimensioni diverse? Vero, ma non sono nodi insuperabili, si possono trovare soluzioni per garantire istruttorie e procedure di settore e, assieme, avremmo più potere contrattuale verso le banche con le quali, giusto per chiarire, abbiamo ottimi rapporti. Saremmo, però, più forti ed efficaci. La Cooperativa artigiana in settembre darà vita al “credito diretto” per i propri associati: un fondo da 1 milione per prestiti di 24-36 mesi d'importo fino a 15 mila euro. E' solo un esempio» conclude Bertolini «ma assieme potremmo fare di più».

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