Beffa Whirlpool, chiude in Svezia e potenzia Varese

Amaro in bocca per gli operai dello stabilimento di Trento che non ha intercettato gli investimenti della multinazionale



TRENTO. La Whirlpool chiude lo stabilimento di Norrkoeping in Svezia dove attualmente si producono forni a microonde e trasferisce la produzione a Cassinetta di Biandronno in provincia di Varese. Il trasferimento dovrebbe creare circa 300 nuovi posti di lavoro derivanti dalla riorganizzazione aziendale a livello europeo. Un colpo a tradimento per i dipendenti di Spini che ormai sono prossimi alla definitiva cessazione del rapporto di lavoro. «All'apertura del tavolo della crisi - racconta Manuela Terragnolo segretaria generale della Fiom Cgil del Trentino - abbiamo provato a percorrere tutte le strade disponibili, ma ci siamo trovati di fronte ad un piano riorganizzazione a livello europeo che non lasciava spazio a nessuna alternativa». Politica, quindi, senza nessuna specifica colpa : «Ci siamo trovati in una situazione senza opzioni disponibili. Del resto la provincia poteva incentivare progetti di ricerca, ma a Spini si producevano frigoriferi che sono ormai un prodotto finito. C'è stato l'acquisto dell'immobile, ma non è stato sufficiente nemmeno a rallentare il processo di chiusura». Ci troviamo di fronte quindi, ad un sacrificio reso necessario dall'ottimizzazione di costi, in un settore (quello degli elettrodomestici ad incasso) che risente della concorrenza cinese nell'abito di un mercato che si deve misurare con non poche difficoltà. «L’attuale assetto produttivo dell'incasso non è più competitivo - spiega Davide Castiglioni vicepresidente Industrial operations Whirlpool Emea - e questo piano ci aiuterà a migliorare la nostra posizione sui costi, creando consistenti economie di scala». 250 milioni, lo stanziamento annunciato per trasformare lo stabilimento di Cassinetta in un hub europeo degli elettrodomestici ad incasso. Un unico polo che avrà risvolti positivi anche sull'indotto legato alla produzione. Ancora Manuela Terragnolo: «Non parlerei di nuovi posti di lavoro, quanto piuttosto di mantenimento di quelli in essere. A Cassinetta era in corso un procedura di mobilità che riguardava 325 dipendenti. In altre parole c'era il concreto rischio di licenziamento. Adesso con questo trasferimento, dovrebbe cessare l'allarme occupazionale. Come è anche positivo che Whirlpool abbia scelto l'Italia, in alternativa agli stati dell'Est, o alla Turchia ed in generale a tutti quelli che appartengono alla così detta economia emergente». Ai lavoratori di Spini era stata proposto anche il trasferimento a Varese,in quanti lo hanno accettato? «A parte che si tratta di un provvedimento che sarà effettivo solo dopo il licenziamento, la proposta non era generalizzata, ma mirata solo ad alcuni lavoratori con mansioni specifiche. Ma per quanto mi risulta, nessuno ha accettato il trasferimento».

L’obiettivo di Whirlpool è quello di creare una logistica integrata tra caldo e freddo con un unico centro di produzione, potenziando quello che era lo stabilimento più grande d'Italia (più di 2000 dipendenti, sui 4000 in Italia); certo resta l'amarezza legata all'incapacità di Trento di intercettare almeno una parte di questa nuova realtà, ma anche una domanda. Perché Whirlpool ha fatto una scelta in netta controtendenza con quanto fanno tante altre aziende che chiudono gli stabilimenti italiani, per trasferirsi laddove il costo del lavoro è più vantaggioso e vige una minore pressione fiscale? (d.p.)













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