Al Vinitaly la carica delle bottiglie Bio 

Il Trentino sarà presente in massa anche in questo settore che assorbe una parte sempre crescente della produzione


di Carlo Bridi


TRENTO. Il Trentino vitivinicolo sarà presente in massa all’edizione numero 52 del Vinitaly che si aprirà domenica a Verona. Un’edizione che- con il padiglione “Green” dei vini biologici punta ad una decisiva valorizzazione di questo filone di produzione che sta diventando sempre più importante. Si tratta, afferma Vinitaly in un comunicato, di nicchie di mercato che stanno modificando la geografia dei consumi e dei vigneti, con interi territori vinicoli che si convertono alla produzione biologica.

In Trentino la superficie dei vigneti bio è aumentata di poco meno del 20% e sfiora i 1000 ettari dice Federico Bigaran direttore Ufficio produzioni bio della Pat.

Su questo settore della produzione abbiamo sentito tre produttori: la cantina Lavis che da molti anni ha una propria linea dei vini biologici, il presidente e ad del gruppo Ferrari Matteo Lunelli ed un vignaiolo da fra i primi che hanno fatto la scelta del bio, Marco Pisoni.

Per Massimo Benetello, direttore della Lavis, la cantina che per prima ha fatto una linea del vino biologico, il segmento del biologico è molto interessante: «Si sta dimostrando pagante la scelta della cantina di puntare particolarmente su un unico vino classico per farlo tutto biologico. Parliamo del Pinot Grigio, che viene prodotto esclusivamente da vigneti condotti con il metodo biologico e sta avendo un grande successo soprattutto negli Usa. Sulla scia di questo - prosegue Benetello - abbiamo avviato la produzione di Bio Nosiola e Teroldego, mentre la Casa Girelli ha una linea bio per i vini siciliani».

Matteo Lunelli, presidente del Gruppo Ferrari, esprime soddisfazione per il crescente interesse del consumatore ai prodotti biologici: «Casa Ferrari, ha investito molto in questo campo, oggi è la più grande azienda vitivinicola privata certificata Bio in Italia. Ma oltre a tutti i nostri vigneti certificati biologici, anche tutti i piccoli conferitori per il nostro base spumante sono tenuti a rispettare nella loro produzione “il protocollo Ferrari” che è molto simile alle norme per i biologici. Certo nell’alta gamma non è sufficiente avere un vino ottenuto da uve biologiche, ma è necessario che anche la qualità sia molto alta. Registriamo con soddisfazione il fatto che i consumatori apprezzino la nostra scelta, particolarmente quelli del Nord Europa. In conclusione possiamo dire che sostenibilità e alta qualità vanno di pari passo».

Marco Pisoni, contitolare con Stefano dell’azienda di famiglia registra con piacere la crescente sensibilità dei consumatori e il forte interesse del mercato per i vini biologici. «Era ora perché noi siamo stati fra i primi che ci abbiamo creduto, e dopo tanti anni di investimenti vediamo i risultati. Certo, prosegue sono i Paesi dell’Europa del Nord, Germania in testa i più sensibili, ma loro sono molto più avanti di noi sia come ricerca sulle viti resistenti, iniziata oltre 60 anni fa, che sul fronte dei consumatori, ma ora registriamo anche da noi un cambiamento di mentalità una maggior attenzione verso i prodotti ottenuti con criteri di forte sostenibilità».













Scuola & Ricerca

In primo piano