Risonanza magnetica fuori provincia se i tempi non vengono rispettati? «Mi hanno detto che non me l’avrebbero rimborsata»
La segnalazione: «Con un Rao B mi hanno proposto l’esame a maggio, allora ho cercato strade diverse. Ma l’Azienda sanitaria ha risposto che quasi sicuramente non me l’avrebbe pagato». Avete una segnalazione? Mandate una mail a dilloaltrentino@giornaletrentino.it
TRENTO. Fare una risonanza magnetica fuori provincia, nel veronese, e poi chiedere il rimborso all’Azienda sanitaria trentina che non riesce a garantire il rispetto dei tempi d’attesa? Una strada difficilmente percorribile.
È la segnalazione di una nostra lettrice, Marisa, che ha inviato una mail a dilloaltrentino@giornaletrentino.it per raccontare la sua esperienza seguita ad un brutto infortunio sciistico.
Ecco il racconto di Marisa. «Buongiorno, sono una vostra lettrice e dopo aver letto le numerose esperienze negative circa i tempi d’attesa nella sanità trentina (QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI e QUI) volevo anch'io riportare la mia problematica affrontata un mese fa.
In seguito ad un infortunio sciistico sono stata visitata in pronto soccorso dove, peraltro, avevo una frattura composta del piatto tibiale a sinistra non era stata vista, e dove alla dimissione non mi veniva data nessuna indicazione su accertamenti successivi. Io non riuscivo a caricare su entrambe le gambe e avevo dei grossi dolori.
Dopo qualche giorno, essendo preoccupata, ho contattato il mio medico curante il quale mi prescrive una risonanza ad entrambe le ginocchia con Rao B, quindi entro dieci giorni dalla data della prescrizione.
LA MAPPA INTERATTIVA DELLE SEGNALAZIONI
Più volte cerco di contattare il Cup e quando finalmente lo contatto spiego il mio problema e detto l'impegnativa. Mi viene risposto che devo attendere e che sarò poi contattata da loro.
I giorni passano e nessuno mi contatta. Quindi dopo una settimana richiamo e l'operatrice mi dice di non trovare la mia richiesta perché non era stata registrata con Rao B. Insomma, la sua collega precedente non aveva registrato correttamente la mia richiesta. Mi viene proposto il primo appuntamento libero alla Solatrix di Rovereto il giorno 3 maggio. Ovviamente alla domanda “accetta o rifiuta?”, essendo io richiedente con Rao B, ho rifiutato.
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La mia premura di avere un appuntamento celere era motivato dal dolore alle ginocchia, dal dover pensare all'organizzazione familiare essendo madre e lavorativa, e per avere un quadro diagnostico completo e capire la clinica futura.
Allora contatto la segreteria dell’ospedale di Rovereto la quale mi risponde che le risonanze alle ginocchia non le eseguono. Poi contatto la segreteria dell'ospedale Santa Chiara di Trento e mi viene risposto che anche loro non eseguono tale risonanza. Allora contatto la Tecnomed la quale mi propone di farlo a pagamento a 230 euro circa o di prendere l'appuntamento alla Tecnomed di Verona come libera professione ma con impegnativa. L'azienda di Verona avrebbe poi chiesto rimborso alla provincia di Trento.
Sono una persona pignola e allora cerco di saperne di più. Telefono allora all'ufficio rimborsi dell'Azienda sanitaria, spiego il problema riguardo la trasferta e chiedo come compilare la domanda per il rimborso. Mi viene detto che alla domanda deve essere allegata la richiesta di uno specialista che richiede tale esame. Purtroppo non ne ero in possesso perché l'ortopedico in pronto soccorso non aveva dato indicazioni e la mia impegnativa era del medico curante. L'operatrice mi fa comunque presente che la domanda passerà in commissione e che essendo un esame presente nei servizi di Trento quasi sicuramente non sarà rimborsabile. “Il disservizio non è una motivazione sufficiente per la commissione”, mi dice.
Mi chiedo perché un esame così comune debba essere fatto a Verona dove la trasferta comporta un ulteriore disagio al paziente.
Mi viene poi diagnosticato la frattura composta del piatto tibiale a sinistra e la frattura del crociato anteriore a destra con diffusi edemi ossei ad entrambi i lati.
Dopo diverse settimane ho deciso di fare un'ulteriore visita ortopedica e per accorciare i tempi l'ho presa in libera professione.
Infatti l'ortopedico mi ha dato un indicazione per un tutore con 4 tiranti e in sede di visita mi ha fatto delle iniezioni di cortisone. Il controllo ortopedico anche in pronto soccorso non mi era stato proposto e indicato prima della dimissione, cosa utile da fare visto poi il risultato della risonanza e della visita.
La sanità trentina una volta era un'eccellenza e le tempistiche erano sicuramente migliori. Non capisco, con tutta la tecnologia e le strumentazioni d'avanguardia che abbiamo, come si debbano avere dei tempi così lunghi al giorno d'oggi», conclude sconsolata Marisa.
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