I precedenti

Zecche rosse, dito medio, “W la fi...”: le infinite polemiche di Alessandro Savoi

Per l’ormai ex presidente della Lega finito nella bufera nazionale per le offese sessiste alle ex colleghe di partito quello di oggi è solo l’ultimo episodio



TRENTO. Ancora Alessandro Savoi, sempre Alessandro Savoi. Le offese sessiste scritte su Facebook nei confronti di due ex colleghe di partito, Alessia Ambrosi e Katia Rossato, passate a Fratelli d''Italia e definite delle "tr..."  e che hanno scatenato poi una ridda di reazioni (come quella del Pd e della consigliera Coppola) e finita con le sue dimissioni da presidente della Lega (ma, attenzione, non da consigliere provinciale) e con la presa di distanza di Matteo Salvini sono solo l'ultimo capitolo di un politico sempre sopra le righe e che in passato è finito più volte nella bufera per le sue parole, scritte e dette. Vediamo le più eclatanti.

"Zecche rosse, bastardi”.

«Zecche rosse... bastardi. Sarà vendetta... si salvi chi può quando vinceremo». Era il 14 febbraio 2020 quando Savoi apostrofò in questa maniera su Facebook il giornalista Danilo Fenner, presidente di Atas (l’Associazione trentina accoglienza stranieri) che aveva commentato l’autorizzazione a procedered el Senato per Matteo Salvini riguardo al caso della nave Gregoretti.

Le offese a Margherita Cogo e l’espulsione.

Anche l’ex assessora Margherita Cogo era stata pesantamente presa di mira durante una seduta del consiglio provinciale con una serie di “aggressioni verbali e intimidazioni inaccettabili” che avevano portato all’espulsione dall’aula dello stesso Savoi. Siamo nel giugno 2013.

La rissa con un’altra collega di partito.

Nel 2012 Alessandro Savoi se la prende con un’altra donna del suo stesso partito, Franca Penasa. Una riunione “segreta” senza che Savoi fosse stato invitato aveva acceso una rissa verbale che aveva portato agli insulti contro Penasa, che aveva anche pensato di presentare una denuncia ai carabinieri.

"Non rompete i cogl…, chiudete le sedi Pd”.

Nell’ottobre 2020, durante una delle dirette Facebook sulla pandemia del governatore Maurizio Fugatti, Savoi era intervenuto a zittire chi sollecitava chiusure. La risposta: «Non rompete i coglioni, chiudete semmai sedi Pd».

Il dito medio mostrato al consigliere provinciale.

A dicembre 2018 l’avversario è l’allora consigliere provinciale del Pd Alessio Manica. Durante una accesa discussione in aula, Savoi era arrivato a mostrare il dito medio a Manica sotto lo sguardo attonito degli altri consiglieri a cui aveva detto anche che si stavano usando “toni da delinquenti”.

La torta con “W la Lega, W la F...”

Una foto di Savoi con altri colleghi leghisti (c’è anche l’attuale assessore Mirko Bisesti) allegri e spensierati dietro una torta di compleanno con la doppia scritta - vergata con il cioccolato - che recita così: “W la Lega” e “W la F...”. Un’altra polemica scoppiata, questa volta a novembre 2019 e che aveva scatenato numerose reazioni

“Giornalaio stai zitto quando parlo io”.

Anche l’ex consigliere provinciale e giornalista Paolo Ghezzi era finito nel mirino dell’ira di Alessandro Savoi: «Giornalaio», lo ha bollato, «stai zitto quando parla Savoi. Questa è la democrazia, i trentini hanno deciso e la maggioranza governa».

“Buffone, vai a casa”.

«Buffone, buffone, vai a casa». Un siparietto non proprio edificante quello messo in scena in aula l’8 giugno 2018 dal capogruppo del Carroccio contro Ugo Rossi, nel bel mezzo della discussione della mozione sui lupi.













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