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di Marika Caumo


BORGO. Sono passate alcune settimane dall'improvviso allontanamento di don Daniele Morandini dalle parrocchie di Borgo, Olle e Castelnuovo. "Comportamenti moralmente inaccettabili", aveva spiegato in un comunicato stampa la curia trentina. Delle relazioni con alcune donne la motivazione. A distanza di tre settimane (era infatti il 1° maggio scorso quando scoppiò il caso), in occasione dell'uscita mensile del notiziario decanale "Voci Amiche", come avviene da quasi quattro anni don Daniele ha scritto e firmato l'editoriale. Scegliendo di parlare per la prima volta, in quello che è il suo ultimo editoriale. Una lettera in cui ha voluto salutare e ringraziare tutti, chiedendo perdono ed invitando a non alimentare le chiacchiere ma ad amare e avere fiducia nella Chiesa, quella reale, non una immaginaria. Un riferimento alle oltre 2mila firme raccolte in una petizione on-line in cui si chiedeva, tra le altre cose, che la Chiesa aprisse alle relazioni e ai matrimoni dei sacerdoti.

Con le dovute proporzioni, ha spiegato di essersi sentito come chi muore in modo improvviso, senza poter avvisare, sistemare le cose, chiedere scusa, ringraziare. Lasciando in chi rimane un senso di smarrimento.

«Il primo maggio, d'accordo con i miei superiori, ho lasciato le comunità e la Valsugana. Senza neanche dire “ciao“. Cerco di riparare, almeno un po', attraverso queste pagine», scrive. E spiega di essere stato bene in questa valle, di essersi sentito amato, rispettato e stimato.

«Vi siete accorti che, accanto a limiti e peccati, ho veramente cercato di metterci tutto il mio impegno, coraggio e quel poco di intelligenza che ho. Più di 1.500 messaggi in due giorni, centinaia di telefonate, mi hanno fatto sentire l'affetto e la gratitudine di tantissime persone in questo momento difficilissimo», ricorda. E continua: «Sono io ora che vi dico il mio grazie per come mi avete accolto fin dal primo giorno, e vi chiedo perdono per tutto il male arrecato a causa di limiti, egoismo e peccati».

Tre i desideri che, in questo ultimo saluto, don Morandini rivolge ai fedeli: in primis di continuare ad amare la Chiesa. «Il vescovo Lauro, la curia, tutti i miei superiori mi vogliono bene. Scelte, che spesso non si comprendono, nascondono verità che fanno parte della sfera privata delle persone. Fidatevi di chi, grazie anche alla forza dello Spirito Santo, deve prendere decisioni, anche impopolari. Amate questa Chiesa reale, non una immaginaria che non esiste».

Il secondo è l'augurio che quanto trasmesso in questi anni ovvero la passione per Cristo, l'entusiasmo per la vita di comunità, le numerose proposte ed attività, l'apertura verso tutti, possano continuare senza rabbia, rancore, rimorsi e rimpianti.

Infine il terzo pensiero per il parroco che arriverà al suo posto: «Evitate i confronti, amate il sacerdote che vi verrà donato, aiutatelo come avete fatto con me». Infine il commiato: «Pensatemi con misericordia e un sorriso, fate finire tutte le chiacchiere inutili e dannose, non ferite persone: già troppe stanno male. Per me si apre un periodo di riflessione, silenzio, preghiera. Cercherò di uscirne migliore».













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