Polveri sottili, Borgo vittima delle stufe 

Uno studio dell’Appa ha stabilito che il 50% della produzione è causata dalle “fornasele”. L’Acciaieria incide solo per il 5% 


di Marika Caumo


BORGO. Pm 10 e 2.5: in inverno più del 50% del particolato aerodisperso proviene dalla biomassa. Ovvero la combustione domestica, le "fornasele" per capirci. Le emissioni fuggitive dell'acciaieria in fase di caricamento del rottame (di cui l'articolo principale) invece incide per il 5%. Questo emerge dallo studio "Caratterizzazione tramite modello a recettore delle fonti emissive di particolato aerodisperso a Borgo Valsugana" realizzato dall'Agenzia provinciale protezione ambiente e pubblicato lo scorso dicembre. Uno studio, come si legge, «progettato e condotto dall'Appa con lo scopo di indagare le fonti emissive di particolato nella zona di Borgo anche, ma non solo, in relazione alla presenza e al potenziale impatto dell'impianto siderurgico ex Leali Steel». Insomma per capire se, e in che misura, emissioni di particolato riconducibili alle attività dell'Acciaieria condizionano la qualità dell'aria di Borgo.

Due distinte campagne, la prima dall'ottobre 2014 all'ottobre 2015 e la seconda dal marzo 2016 all'aprile 2017. Campionamenti (si parla di polveri sottili Pm10 e Pm 2.5), analisi chimiche e gravimetriche ed infine l'elaborazione dei dati. E le conclusioni.

I dati rilevano come la concentrazione di particolato aumenti sensibilmente nel periodo autunnale, con livelli di concentrazione che rimangono alti da dicembre fino a febbraio inoltrato: qui si rilevano gli episodi di superamento del limite normativo. Anche quando (è il caso dell'inverno 2016-2017) l'acciaieria era ferma. Andando nello specifico, i risultati delle campagne di caratterizzazione delle fonti emissive evidenziano diverse sorgenti di particolato aerodisperso: due sono di origine naturale (polveri crostali ed aerosol biogenico), due di tipo secondario (nitrato e solfato di ammonio) e sette di tipo antropico, tra cui alcune hanno origine remota (come l'aerosol marino, che deriva da emissioni da traffico navale od impianti industriali situati in zone costiere, trasportato dalle correnti d'aria), altre sono legate ad attività locali. Prima tra tutte, principale sorgente di particolato a Borgo nel periodo invernale, è rappresentata dall'uso della legna per il riscaldamento domestico: qui la "combustione biomassa" giustifica più del 50% del particolato aerodisperso.

Per quanto riguarda invece le sorgenti industriali locali, il fattore "zinco-piombo" è sicuramente associato ad emissioni fuggitive che si verificano in fase di caricamento del rottame nel forno di fusione dell'acciaieria e rappresenta il 4,8% (che si riduce al 2,1% nel periodo estivo) mentre un 19% (11,9% nel periodo estivo) deriva dal "calcio-magnesio" che potrebbe essere associato ad emissioni di polveri di scoria bianca in fase di svuotamento della siviera o conseguenti alla sua movimentazione ma la sua presenza anche quando l'acciaieria era chiusa dimostra che questa sorgente non è riconducibile in toto all'impianto siderurgico ma anche ad altre fonti industriali locali. Il traffico infine incide per il 7,2% in inverno e per il 20,4% in estate.

«Lo studio sarà presentato ai consiglieri comunali. Certo va bene sistemare e cercare di ridurre quel 4,8% legato all'acciaieria ma molto più importante è riuscire a intervenire sul 50% derivato dalla combustione domestica», spiega il sindaco reggente Galvan, che si sta muovendo con gli uffici provinciali per trovare le misure adeguate.

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