Il Centro polifunzionale rischia di svanire
Levico, la struttura della Cri trentina, durante la fase di privatizzazione, è finita tra quelle da liquidare
LEVICO TERME . Il nuovissimo Centro polifunzionale della Cri, del valore di oltre 8 milioni di euro, quell’immenso edificio ristrutturato dalla Provincia e dalla Cri stessa per 2 milioni ciascuno, (Cri ora divenuta Cri Comitato provinciale di Trento e subentrata al vecchio ente in seguito alla riforma della Cri che con il D.L. 178 l’ha privatizzata), non potrà venire utilizzato a breve, pur terminato nell’ottobre 2016, e non diverrà presto il centro sanitario per i trentini indigenti e centro di formazione nazionale finalizzato alla cultura del sociale e dei principi della Croce Rossa Italiana, per colpa forse di un inghippo burocratico riconducibili a un errore da parte dell’ente in liquidazione coatta.
«Siamo allibiti – ha detto il direttore della Cri Comitato provinciale di Trento, Carlo Monti -, inizialmente, il polo funzionale di Levico Terme era stato correttamente incluso nell'elenco degli immobili che dovevano rimanere a noi, ma poi è accaduto qualche cosa che lo ha visto inserito, speriamo per errore, nel piccolo elenco di immobili da dismettere, così contravvenendo a tutte le normative regolatrici del processo di privatizzazione della Croce Rossa Italiana».
È più di un anno e mezzo che il Comitato provinciale di Trento, che conta 150 dipendenti e 3.800 volontari ed è impegnata in numerosi servizi sociali per la cittadinanza e per le istituzioni, sta muovendo l’impossibile, tra avvocati, politici, e dirigenti, incontrando un muro di gomma. Anche il governatore Rossi ha scritto una lettera al liquidatore. «L'ente in liquidazione coatta – dice ancora Monti -, pur ammettendo le proprie responsabilità, non ha risolto il problema e non ha ritenuto di individuare i dirigenti che possano aver sbagliato o agito con superficialità nell'aver consentito l'inserimento dell'immobile tra quelli destinati a essere alienati. Non ha neppure avviato una procedura disciplinare e un'inchiesta interna per individuare i responsabili».
L’unico spiraglio che si sta aprendo è un interessamento diretto di Maurizio Fugatti, sottosegretario al Ministero della salute, che entro la fine di agosto potrà far incontrare i vertici della Croce Rossa del Trentino in un confronto all’americana con il direttore generale della Vigilanza sugli enti e della sicurezza delle cure, Massimo Casciello. «Sarà probabilmente – continua Monti – un momento di chiarezza su tutta la situazione e servirà forse a identificare le eventuali responsabilità. Un tentativo di risolvere quella che rappresenta una delle tante anomalie prodotte dalla burocrazia italiana».
Secondo il Comitato, la nostra regione in questa vicenda si trova doppiamente penalizzata, perché l'ente strumentale in liquidazione coatta, difficilmente potrà recuperare, nel breve periodo, gli oltre 2 milioni di euro che aveva investito, e poi la Croce Rossa del Trentino, non potrà mettere in operatività il centro polifunzionale. «Il paradosso più grande – conclude Monti – è che la Croce Rossa del Trentino vanta crediti nei confronti dell'ente strumentale in liquidazione coatta per oltre 2 milioni di euro, mentre diversi altri Comitati, in particolare del sud Italia, hanno ottenuto la disponibilità degli immobili presenti nel loro territorio pur vantando debiti enormi verso l'ente in liquidazione».