Don Ziglio, rischio chiusura ospiti e lavoratori in allerta
Levico Terme. L’edificio sede della struttura per disabili è in condizioni inadeguate. Degasperi (Onda Civica) chiama in causa la Provincia che rassicura: «Garantiremo l’occupazione e i servizi»
Levico terme. L'istituto Don Ziglio, l'area disabilità della Apsp Levico Curae, con 95 utenti residenti e 2 semi-residenziali, è per il consigliere di Onda Civica, Filippo Degasperi «un patrimonio da preservare e valorizzare – scrive Degasperi in una Question Time sottoposta ieri al consiglio provinciale -, unica entità in Trentino, anzi in Trentino-Alto Adige, che si occupa di "disabilità" a partire dai 14 anni, sia fisica che psichica, che accompagna nel percorso della vita gli ospiti 24 ore su 24».
Una struttura che occupa circa 150 persone adibite all'assistenza e altre 50 circa per servizi di vario tipo. «Uno spettro di professionalità - spiega il consigliere -, che ne fa una entità unica e irripetibile nella nostra Provincia e Regione, e che offre risposte a domande precise del territorio, relative al disagio psichico grave, anche a seguito della chiusura delle strutture manicomiali».
A sollevare la Question Time, una paventata possibilità «di ridimensionamento – continua Degasperi -. Nell'ultimo periodo si sono poi aggiunte notizie di possibilità di chiusura. Considerazioni in parte dovute al fatto che l'edificio che ospita l'ente non è più ritenuto adeguato. Il primo luglio di quest'anno si è, infatti, tenuto alla Don Ziglio un incontro con i rappresentati provinciali di Medicina del lavoro, il tecnico certificatore della provincia, il direttore pro tempore, la vice direttrice, i coordinatori sanitari e l'equipe provinciale prevenzione e protezione rischi. Da quella riunione è emerso che, dopo prove ripetute e carotaggi effettuati per conto dell'ente provinciale, proprietario della struttura, l'edificio non presenta condizioni di sicurezza in linea con le norme vigenti. Si sarebbero evidenziate, oltre a fragilità strutturali, anche incongruenze nella divisione degli spazi interni. La struttura, si è detto in quell'incontro, non offrirebbe garanzie in caso di eventi sismici di un certo livello. Qualcuno, riferendosi allo stabile di via Silva Domini 37, ha usato addirittura il termine "fatiscente"».
Preoccupati da questa ipotesi di chiusura si sono radunati ieri, davanti al palazzo della Regione ove si teneva il consiglio provinciale, alcuni delegati sindacali della Cisl per avere notizie in diretta circa la questione posta da Degasperi.
«Non siamo qui a protestare – ci dice Beppe Pallanch della Cisl -, stiamo lavorando come sempre per il benessere organizzativo dei lavoratori. Non ci è stato possibile entrare perché le norme anti Covid vietano l'accesso».
L'ipotesi della chiusura sembrava, da quanto Pallanch ha potuto raccogliere attraverso i canali interni al sindacato, più che una ipotesi, e giustamente c'era preoccupazione per il mantenimento dei livelli occupazionali e la sorte del personale della Don Ziglio che dovrebbe venire ricollocato.
«Per problemi di vetustà della struttura – dice ancora Pallanch – l'istituto è in attesa di un accreditamento di agibilità e, al di là della necessaria ristrutturazione, se questo comporterà una chiusura ci sarà un impatto sul personale, e noi siamo qui per capire dopo alcune interlocuzioni informali.
In base a quella che sarà la risposta, tareremo la nostra azione, e se ci diranno che chiudono faremo la mobilitazione del personale».
Alla fine, l'ordine del giorno di Degasperi è passata all'unanimità e la giunta provinciale si è impegnata a «rassicurare l'intera Valsugana per quanto riguarda i livelli occupazionali; informare su la situazione reale dell'immobile, e come superare le attuali criticità che coinvolgono struttura e divisione degli spazi; e verificare se la politica amministrativa e sanitaria del Don Ziglio si sia dimostrata adeguata nella gestione della emergenza Covid».
«Siamo soddisfatti – conclude Pallanch -, anche se questo non sana i nostri contenziosi in corso con la Levico Curae».