Dalsasso chiude a Levico dopo 60 anni d’attività 

Alberto aveva aperto lo storico negozio, che poi ha condotto con la moglie Lucia  nel 1958. «Non è per la crisi che lascio, ma perché è giunta l’ora della pensione»


di Franco Zadra


LEVICO TERME . Era il 1958 quando Alberto Dalsasso aprì il negozio di abbigliamento in via Dante 34 e ora, dopo 60 anni di attività, cinquantadue condivisi con la moglie Lucia, quella bottega storica tra le più rinomate e conosciute in città chiuderà i battenti, una volta svendute le rimanenze.

«Il nostro prodotto – dice Alberto, classe ’37 – è il vero Made in Italy. Vendiamo cose che non esistono più sul mercato ormai invaso dai prodotti cinesi». Il signor Alberto si intrattiene volentieri a raccontare la lunga storia dell’impresa di famiglia iniziata a Scurelle con il lanificio avviato dal nonno nei primi anni del ’900 e poi, data la prematura dipartita di questo, continuata e cresciuta dal padre Costante. Con la grande guerra, la fabbrica, come tutta Scurelle, fu rasa al suolo dai bombardamenti, ma i Dalsasso l’hanno subito ricostruita e ampliata, reggendola fino al 1990. Ora quello stabilimento, acquistato da un gruppo veneto, è ancora il cuore della zona artigianale di Scurelle, ospitando varie attività. Nel negozio di Levico i Dalsasso ne conservano ancora alcune vecchie foto in bianco e nero. Due negozi di abbigliamento erano aperti fino a qualche anno fa anche a Trento.

«A Levico mi pareva di giocare – dice ancora la signora Lucia – se lo rapportiamo all’impegno che avevamo a Trento. Cinquant’anni sono volati perché abbiamo sempre lavorato bene. Negli anni ’80 c’era chi veniva a comperarsi il vestito per poi andare a prendere l’aperitivo delle cinque nel caffè del Cinema Città. Ora è tutto diverso». Succede, ascoltando Lucia, che si senta nascere dentro una certa nostalgia per quegli anni d’oro, non tanto per il benessere che si è vissuto, ma piuttosto per uno stile e una grazia nei rapporti commerciali che sembra perduta. Sembra venire meno un avamposto della resistenza di cordialità e accoglienza, anime del commercio d’un tempo più ancora della pubblicità.

«Abbiamo tirato su diverse commesse – continua Lucia –, ora hanno tutte i capelli bianchi e sono nonne». «Proprio l’altro giorno – interviene Alberto – ci hanno fatto la sorpresa di invitarci a mangiare una pizza e ne abbiamo ritrovate dodici tutte insieme, felici di rivederci». Non è tanto per la crisi che Dalsasso chiude. Il negozio è in uno stabile di proprietà e non ci sono affitti da pagare. «Certo – dice ancora Alberto – ci sono le tasse, il lavoro non è più quello di prima, ma dopo sessant’anni è arrivato il momento di lasciare, andiamo in pensione, per così dire».

Una chiusura che corrisponde un po’ al tirare i remi in barca, la fine di una storia, un secolo di attività tra la fabbrica e i negozi dove aveva lavorato come tecnico anche il fratello di Alberto, scomparso un paio d’anni fa. Un vuoto che si apre ancora in via Dante che non mancherà di interrogare i passanti, e non solo gli affezionati clienti dei Dalsasso. «Ringraziamo tutte le nostre clienti per la preferenza accordataci», recita un cartello di saluto esposto in vetrina. Impossibile non ricambiare il grazie a questa coppia inossidabile e meravigliosa, soprattutto per la loro correttezza e quel riflesso di nobiltà che hanno saputo donare al commercio levicense, così difficile da ereditare.













Scuola & Ricerca

In primo piano