“Cittadini dimezzati”, i profughi trentini di un secolo fa
LEVICO TERME. L’Associazione Culturale Forte delle Benne, la Piccola Libreria di Levico e la Biblioteca Comunale invitano stasera alle 20.30 in sala consiliare alla prima nazionale del volume...
LEVICO TERME. L’Associazione Culturale Forte delle Benne, la Piccola Libreria di Levico e la Biblioteca Comunale invitano stasera alle 20.30 in sala consiliare alla prima nazionale del volume “Cittadini dimezzati. I profughi trentini in Austria-Ungheria e in Italia: 1914-1919” (Il Mulino 2018). Diego Leoni dialoga con l’autore Francesco Frizzera, che ha studiato e analizzato il fenomeno dei profughi trentini durante il primo conflitto mondiale in una maniera originale, non attraverso la scrittura popolare e individuale dei tristi protagonisti di questi eventi, bensì attraverso statistiche e documenti ufficiali
Furono 105 mila i civili evacuati con la forza dal Trentino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Di questi, 76 mila vennero sfollati dall’esercito asburgico e inviati nelle regioni interne dell’Impero. Altri 29 mila vennero allontanati dall’esercito italiano, che aveva occupato la porzione meridionale del Trentino, e ripartiti in tutte le province del Regno d’Italia. L’esperienza degli sfollati in Austria apre il velo sugli articolati meccanismi di fedeltà che caratterizzano le popolazioni di confine dell’Impero, che dopo aver chiesto ai propri cittadini in guerra sacrifici estremi, si dimostrava diffidente e incapace di tutelarli. L’esercito italiano e i prefetti si trovavano ad amministrare nel frattempo i “fratelli redenti”, che nella vulgata patriottica venivano descritti come anelanti al ricongiungimento con la madrepatria. Tuttavia, nel gestire i civili trentini, optarono per lo spostamento forzato di popolazione e misero l’accento sul controllo, anziché concentrarsi sull’assistenza. Si delineava così un primo incontro traumatico tra lo Stato italiano e quelli che sarebbero diventati i nuovi cittadini del Regno. L’ingresso è libero.