MORI

Mori, la Cantina sociale licenzia il direttore Tranquillini 

«Gravi irregolarità inventariali» alla base della risoluzione del contratto. Ma l’ormai ex direttore annuncia ricorso: «Mai rubato nulla, mi farò valere»


di Matteo Cassol


MORI. È stato risolto unilateralmente per "gravi irregolarità inventariali" il rapporto di lavoro del direttore Luciano Tranquillini con la Cantina Mori Colli Zugna. Finisce quindi con l'ormai quasi scontata interruzione della collaborazione il "balletto" in corso da settimane sul destino di Tranquillini, prima in ferie "forzate" e poi in bilico fino alla e dopo l'assemblea straordinaria in cui vari soci avevano chiesto spiegazioni sulle voci del suo possibile allontanamento.

Secondo la nota della Federazione trentina della cooperazione, Tranquillini avrebbe «ammesso le proprie responsabilità in merito a gravi irregolarità inventariali riscontrate dalla vigilanza della Federazione». In una lettera rivolta ai soci della Cantina sociale Mori Colli Zugna, il presidente Paolo Saiani chiarisce alcuni aspetti della vicenda che riguarda la direzione della cooperativa che non erano stati trattati per motivi di riservatezza nella recente assemblea (assemblea peraltro di per sé rigorosamente a porte chiuse) e informa che, appunto, è stato interrotto «per giusta causa» il rapporto di collaborazione con il direttore.

«I motivi che hanno portato a tale decisione - afferma Saiani - riguardano le questioni legate alla verifica delle giacenze (in assemblea si era parlato di un disallineamento di oltre ottomila ettolitri di prodotto). Vero è che la vigilanza della Federazione ha evidenziato gravi irregolarità sulle quali il direttore stesso ha ammesso le proprie colpe e le proprie responsabilità». Niente "lauta buonuscita", dunque, a quanto pare, per Tranquillini, che in precedenza aveva rifiutato un accordo di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro che secondo la Cantina prevedeva la corresponsione di circa 3,5 mensilità lorde.

Il direttore aveva parlato sostanzialmente di offerta per zittirlo, ma il presidente nega: «A questo proposito, anzi, il comportamento seguito nella vicenda dal presidente e dal cda della Cantina - dicono dalla Federazione - è stato improntato alla massima riservatezza anche a tutela dello stesso Tranquillini». Il quale però respinge al mittente le accuse: mai rubato nulla dalla Cantina, E rilancia: «Che non si pensi che mi sono portato le damigiane a casa, perché ormai la macchina del fango mette in giro chissà quali dicerie. Mi sono assunto delle responsabilità nella mia veste di direttore, per tutelare la cantina, i soci e il mio staff. Impugnerò il licenziamento e rappresenterò nelle sedi competenti le mie ragioni, a tutela della mia reputazione e nell'interesse dei soci». E sulle buonuscita “tombale”, Tranquillini ribadisce: «Si trattava di oltre 100 mila euro. Se questa cifra non è “molto consistente” non so che dire. Forse loro i soldi li spazzano da terra. Ma non ho accettato neanche un centesimo».













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