La solidarietà dal basso: Ala si mette a disposizione (anche con l’Handycamp) dei profughi
Sono arrivati i primi ucraini. Il Cas ha offerto la struttura di Ronchi, ai piedi delle piccole Dolomiti, e le associazioni – con la regia del Comune – si sono riunite in un comitato. Si cercano interpreti e cuochi
ALA. Anche i comuni più piccoli si stanno muovendo per l’accoglienza dei profughi ucraini. E lo fa anche il mondo del volontariato di Ala. A partire dal Cas, il comitato attività sociali, che ha messo a disposizione del Cinformi la struttura dell’Handycamp di Ronchi.
E per far stare tutte le iniziative sotto un’unica regia nasce un comitato di iniziative per rispondere all'emergenza Ucraina: si chiama Cipu (Comitato Iniziative Pro Ucraina), ne fanno parte diverse associazioni alense e lo coordina l'assessora alle politiche sociali Francesca Aprone.
Il suo scopo è unire le forze di solidarietà sul territorio. Si stanno preparando due punti raccolta di beni di prima necessità e sono stati aiutati i primi profughi. Il Comitato ha proposto a Cinformi l'Handycamp di Ronchi quale punto di accoglienza.
La risposta delle associazioni all'iniziativa di Aprone è stata forte e massiccia: al primo incontro del Comitato Iniziative Pro Ucraina, tenutosi lunedì scorso, 28 febbraio, la sala consiliare era era gremita. Fanno parte di questo primo nucleo di coordinamento sezione Alpini, Nuvola, Trentino Solidale, Essere Pane, Caritas, oratorio di Ala, Stella d'Oro, Pro Loco, Villalta in Festa, Fil de Seda, Ala per Chernobyl, Scout, Cas Ronchi.
Era presente anche il comandante dei Carabinieri di Ala, Roberto Bau, che ha inquadrato la situazione, anche dal punto di vista della sicurezza e dei controlli.
Si è riusciti anche a coinvolgere alcune donne ucraine, residenti ad Ala da diverso tempo, come interpreti: si sono messe a disposizione dei Carabinieri e per l'accoglienza dei profughi.
Il neonato comitato ha già individuato due punti raccolta di beni di prima necessità: uno sarà all'oratorio di Ala, l'altro è in via di definizione. Prima di tutto però si dovrà verificare esattamente i bisogni (quali beni sono davvero necessari) e avere la certezza di poterli effettivamente consegnare in un paese che ora è in guerra. Il Cas Ronchi ha immediatamente messo a disposizione l'Handycamp per l'accoglienza dei profughi.
Aprone ha comunicato al Cinformi (l'ente scelto dalla Provincia per gestire l'emergenza profughi ucraini) la disponibilità della struttura e la possibilità di inserirla nei punti di accoglienza che verranno predisposti dalla Provincia.
Ala per Chernobyl, inoltre, conta su una rete di famiglie che – fino alla pandemia – accoglieva periodicamente bambini dalla Bielorussia; si sta verificando quante possano essere già pronte ad ospitare profughi.
Consegnare i beni in Ucraina è tutt'altro che semplice e si è in contatto con le poche realtà trentine che possono effettivamente arrivare nel paese in guerra. Si vuole evitare raccolte “improvvisate”, che poi rischiano di non arrivare a destinazione o rivelarsi poco utili.
Ad Ala sono già arrivati i primi profughi, giunti in Vallagarina con mezzi propri o di fortuna: si tratta di alcuni nuclei familiari, in gran parte donne e bambini. Si è riusciti, nonostante mancasse ancora un protocollo definito, ad attivare le verifiche sanitarie (si è ancora in pandemia, come se non bastasse la guerra) ed espletare i primi adempimenti burocratici per la regolarizzazione del loro status; per ora sono stati trovati degli alloggi temporanei, in attesa della definizione dei luoghi adatti all'accoglienza da parte della Provincia, tramite il Cinformi. La rete di associazioni è aperta ad altre realtà che volessero mettersi a disposizione. Le possibili iniziative del gruppo potranno essere preparazione di pasti, traduzioni, animazione per bambini.