L’epopea dei marmi di Castione 

Oggi in biblioteca la storia delle cave, da cui provengono statue ed altari



BRENTONICO. Partono oggi a Brentonico “Gli oracoli del sabato” 2018-2019 (terza edizione), con “Castione: i marmi e gli altari”, relatrice la professoressa Cristina Andreolli. L’appuntamento è alle 17 alla biblioteca comunale. La storia delle cave dei marmi policromi di Castione (una trentina sono le varietà accreditare, alcune denominate con nomi curiosi ed evocativi, per esempio “Mischio di Valcaregna”, “Pessatella”, “Brodefasoi”, “Salado”, “Brocadello”, “Ziresol”, “Cors Brut”) e delle plurisecolari realizzazioni artistiche uscite dal vetusto “Castrum Leonis”, nel medioevo “Castiglione”, paesello adagiato tra i castagneti del Monte Baldo settentrionale, affonda nella leggenda. Si narra infatti che già i Romani conoscessero e sterrassero i marmi del posto, fatto da cui derivò il nome del sito locale più ricco dei preziosi minerali, il Mons Jovis, l’attuale Monte Giovo, a est del borgo.

La storia documentabile è più recente e mette radici nel Quattrocento, quando i veneziani emisero le prime concessioni minerarie a favore esclusivo dei capifamiglia di Castione, compreso quel “jus primi occupantis” che ancora oggi riserva solo agli abitanti del borgo il “diritto di scavo della pietra senza alcuna contribuzione”. Fino a fine Cinquecento dalle “petrare” di Castione uscirono marmi utilizzati essenzialmente per gli abbellimenti di palazzi. Fu per gli effetti della Controriforma e delle strategie espresse dal Concilio di Trento che iniziò a Castione l’attività di progettazione e realizzazione di altari barocchi. Tra il Seicento e il Settecento furono migliaia le opere realizzate dalle maestranze castionesi, opere che ora troviamo in chiese piccole e grandi, in cattedrali, monasteri, residenze e castelli di mezza Europa. Una vera e propria epopea artistico-artigianale che patì l’avvento della Rivoluzione francese e la diffusione dell’illuminismo, quando le commesse altaristiche su Castione subirono diminuzioni per poi finire. Una terza epoca delle cave di Castione riguarda il Novecento e lo scavo del marmo “Giallo Castione”, utilizzato, ed esportato persino in Colombia, per la produzione industriale di piastrelle e pavimentazioni per interni, ma anche per creazioni architettoniche, ad esempio quelle, anche imponenti, di Adalberto Libera. L’ultima ditta di estrazione e lavorazione del marmo di Castione, la “Cooperativa Marmi Gialli”, ha chiuso i battenti nel 1984, dopo aver realizzato l’“antipendio” della chiesa di Brentonico, e il paese ha un po’ perso la propria colorata, marmorea identità. (m.cass.)













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