I 5 Comuni del Pasubio contrari alla Valdastico  

I sindaci vogliono incontrare Fugatti e l’assessore veneto ai trasporti De Berti Viadotti e gallerie, dicono, toglierebbero qualsiasi futuro alle loro comunità



PASUBIO. I cinque comuni del Pasubio - Vallarsa, Terragnolo e Trambileno sul versante trentino, più Posina e Valli del Pasubio su quello veneto - si sono costituiti in associazione nel 1998 per salvaguardare e promuovere le specificità e la ricchezza del loro splendido territorio. Uniti dalla montagna, dalla sua storia e dal suo modo di vivere, ma anche dalla prospettive che può avere in un mondo oggi più interessato alla natura incontaminata, alle produzioni biologiche, ai prodotti del territorio. Oggi non hanno dubbi: il progetto di completamento della Valdastico attraverso le loro valli e sotto le loro montagne, è quanto di più lontano ci possa essere da questa impostazione. E quindi, da un futuro per l’intera area che ne sarebbe attraversata.

I cinque sindaci hanno scritto una lettera al nuovo presidente della provincia Maurizio Fugatti, all’assessore ai trasporti del Veneto Elisa De Berti ed al ministro Danilo Toninelli. Elencano tutte le loro preoccupazioni e perplessità e chiedono un incontro per discutere del completamento della Valdastico e delle sue implicazioni. Anche perché, ricordano Ceccherello, Galletti, Vigagni, Plazzer e Cunegato, le loro comunità non sono mai state in nessuna misura coinvolte nell’elaborazione del progetto. E gli esempi di quanto opere di questa portata se non condivise siano foriere di lacerazioni non mancano.

A preoccupare le cinque amministrazioni comunali sono sostanzialmente le implicazioni paesaggistiche ed ambientali dell’opera. Comunità sparse su un territorio aspro e difficile ma con una sua fortissima integrità verrebbero annichilite da viadotti, tunnel e autostrada: hanno solo il territorio come valore su cui costruire un futuro e quest’opera glielo toglierebbe irrimediabilmente. Lo stesso vale per le attività economiche ecocompatibili. E poi ci sono i problemi geologici e di impatto sulle sorgenti: l’ipotesi che oggi pare la favorita, quella con sbocco a Rovereto sud, è la più complicata e delicata. Solo per citare un aspetto, prevede che si scavino tunnel sotto il monte Maggio (con la falda che alimenta gli acquedotti dell’Alpe Cimbra) e sotto il Pasubio (la falda dello Spino). Ci sono 50 mila persone che basano la propria vita su quell’acqua. Valli che rischiano l’abbandono e mezzo Trentino che rischia di rimanere senza acqua. E tutto questo per un progetto concepito 50 anni fa e la cui attualità è perlomeno dubbia, con le mutate esigenze di mobilità e sensibilità che spingono a considerare ben più significativo il potenziamento della ferrovia del Brennero.













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