Al biotopo dei Lavini i sentieri per ipovedenti 

Tra le novità in corso di realizzazione nell’area protetta anche alcuni percorsi con le scritte in braille. L’architetto Malossini studia le potenzialità del sito



ROVERETO . Il biotopo a misura di ciechi, adesso, tutta l’area dei Lavini poi. Chi passa in auto sulla statale all’altezza dei Lavini avrà senz’altro notato la torretta, che da qualche tempo fa capolino tra gli alberi. È l’osservatorio sul laghetto del biotopo dei Lavini di Marco, una delle novità portate dai lavori di ripristino del percorso di visita all’area protetta. I lavori dovrebbero concludersi in primavera, e prevedono delle funzioni che renderanno fruibile l’area anche agli ipovedenti. Su queste opere vuole innestarsi il Comune, che tra non molto renderà pubblica l’analisi dell’architetto Marco Malossini, dedicata al paesaggio e alle potenzialità dell’area che va dallo Zugna ai Lavini, e che ha al centro la “Ruina dantesca”.

Cominciamo dal biotopo: l’area protetta, seguita dagli uffici provinciali che si occupano dei biotopi trentini, è percorsa da un sentiero di visita, che tocca i due laghetti. Il percorso lo si sta attrezzando in modo che possa essere fruibile, in modi alternativi, anche dalle persone ipovedenti, con scritte in braille e altre facilitazioni. I sentieri sono stati ritracciati, ed è ormai pronta la torretta osservatorio, dalla quale sarà più facile osservare eventuali animali presenti nella conca del laghetto. Sono anche state rifatte le passerelle interne. Nella bella stagione varrà la pena perciò tornare ai Lavini, per riscoprire il biotopo, conosciuto meno di quanto meriterebbe, anche tra i roveretani. L’amministrazione guarda però anche oltre. Infatti, torna a galla l’annosa questione delle orme dei dinosauri, si parla di monte Zugna, e della restante parte dei Lavini. «Vogliamo mettere in relazione il biotopo con quello che c’è oltre la statale - spiega l’assessore Maurizio Tomazzoni - e ragionare su un intero ambito di paesaggio. Che non è omogeneo, ma c'è dentro di tutto. Stiamo lavorando ad un progetto di ambito, che per la prima volta in Trentino non riguarda un ambito omogeneo, ma complesso». Il Comune ha incaricato per questo l’architetto Marco Malossini; il suo lavoro, che dovrebbe indicare potenzialità e suggerire progetti specifici, verrà reso pubblico tra non molto, forse tramite un’iniziativa simile a quella attualmente in corso all’Urban center e dedicata al Follone. Un capitolo dovrebbe riguardare le orme dei dinosauri. «Abbiamo tirato fuori dal cassetto un progetto di dodici anni fa, per proteggere e rendere fruibili le impronte», dice Tomazzoni, che cita anche il fungo di Albaredo, le trincee dello Zugna e gli altri tesori più piccoli della zona attorno ai Lavini. Come possibile luogo ricettivo si pensa alla baita in costa Violina, gestita dagli alpini: «Potremmo potenziarla, dotarla di corrente elettrica», dice Tomazzoni. Per finire con la restante area dei Lavini, ora coperta di pini neri, e sulla quale la giunta ha ipotizzato al contestato campo da golf. «Ora abbiamo un bosco impenetrabile, il golf non sbranerebbe il territorio ma lo ripulirebbe», conclude Tomazzoni. (m.s.)













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