LA LOTTA AL VIRUS

Vaccino, ecco perché L’Azienda sanitaria trentina punta su AstraZeneca. L’appello di Ferro: “Fatelo subito”

Il direttore del Dipartimento di prevenzione:  “Da un punto di vista di sanità pubblica è un vaccino fondamentale”. L’obbiettivo è coprire nel più breve tempo possibile il maggior numero di cittadini, partendo dalle fasce a rischio: in questa direzione va la raccomandazione a ricorrere alla dose unica per chi si è ammalato di recente e per la classe d’età 65-79

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di Luca Marognoli


TRENTO. Nella corsa al vaccino, che impone di arrivare il prima possibile a percentuali di copertura della popolazione tali da allentare l’enorme pressione sul sistema sanitario, sembrano aumentare le quotazioni di AstraZeneca. Un vaccino che, come è noto, offre garanzie di flessibilità di utilizzo: può infatti essere mantenuto alla temperatura del frigorifero, il che rende più facile il trasporto e lo stoccaggio e soprattutto permette la somministrazione da parte dei medici di base (in Trentino è partita la campagna per il personale scolastico).

Le polemiche montate a livello internazionale nelle scorse settimane, legate alla minore efficacia del vaccino AstraZeneca e ad alcuni episodici effetti collaterali connessi al suo utilizzo, sono state considerate da diversi addetti ai lavori in campo epidemiologico nocive per la lotta alla pandemia, che necessita di un intervento rapido su grandi numeri di persone. Note di biasimo sono state rivolte da più parti anche a chi ha fatto passare l’idea che si possa scegliere, come al supermercato, la marca di vaccino preferita. La priorità è un’altra: accelerare i tempi, come ha sottolineato a livello europeo anche il presidente del consiglio Mario Draghi.

Perfettamente consapevole che il Covid è prima di tutto un problema di igiene pubblica, cioè di gestione del forte impatto che il virus ha sulle strutture ospedaliere, è il dottor Antonio Ferro, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria, il quale proprio ieri ha speso parole importanti in favore di AstraZeneca.

"L'efficacia è arrivata ormai all'80%, ma quello che è interessante è che il 20% dei soggetti eventualmente contagiati nessuno finisce in ospedale e muore”, ha detto nella conferenza stampa della task force. “Da un punto di vista di sanità pubblica è un vaccino fondamentale, che serve anche per le persone fragili. Dico a tutti: fatelo, ci sono reazioni collaterali fondamentalmente collegate a febbre e che comunque in 12 ore finiscono. Mettendo sulla bilancia i rischi di Covid con il longterm Covid che stiamo osservando adesso e una febbricola e un dolore al braccio per poche ore, non c’è paragone. Ora gli insegnanti e le forze dell’ordine, poi la popolazione devono cogliere l'occasione per loro stessi e per evitare il contagio delle altre persone", ha detto ancora Ferro.

 

LA STRADA INDICATA AL GOVERNO. In questa direzione vanno le raccomandazioni avanzate al Governo dalla Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, di cui Ferro è presidente. Nel documento si precisa che “la pandemia causata da SARS-CoV-2 richiede una campagna vaccinale di massa che possa portare il Paese fuori dall’emergenza sanitaria nel più breve tempo possibile. La vaccinazione deve avere due obiettivi chiari: l’abbassamento della letalità nella popolazione e la riduzione dell’impatto della malattia da Covid sulla popolazione”.

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Da qui la richiesta di orientare la strategia verso la dose unica (di oggi la notizia del via libera da parte del ministero della Salute) per coloro che abbiano sviluppato l’infezione da meno di quattro-sei mesi e garantire alla classe d’età 65-79 “il più rapidamente possibile” la prima somministrazione, posticipando la seconda a due mesi e mantenendo le due dosi per gli over 80 e la categoria dei cosiddetti “super-fragili”.

Sul punto Ferro è tornato anche ieri: “Abbiamo tantissime richieste da tutti gli ordini  professionali - ha spiegato - ma la possibilità di soddisfarle dipenderà dall’arrivo del vaccino. In questo momento non è possibile una calendarizzazione sicura e ogni dose di Pfizer e Moderna deve essere concentrata su chi ha più di 65 anni, perché è in quella classe che ci sono i ricoveri e il 95% dei decessi".













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