il caso

Un pool di tecnici per non chiudere il megastore di Bolzano e salvare 500 posti di lavoro

Caso Twenty, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato licenze e variante urbanistica, la giunta comunale ha nominato sei urbanisti, due legali, due esperti del settore commerciale


antonella mattioli


BOLZANO. Comune e Provincia al lavoro per scongiurare la chiusura del “Twenty” e salvare circa 500 posti di lavoro, dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Operazione tutt’altro che facile visto che i giudici, confermando le due precedenti sentenze del Tar, hanno dichiarato illegittimi gli strumenti di pianificazione urbanistica approvati nel 2013, che consentivano l’ampliamento del complesso commerciale di via Galileo Galilei, individuato quale “unico centro commerciale di rilievo provinciale”, previsto dalla legge provinciale dell’epoca. Di conseguenza anche la concessione edilizia, rilasciata alla Podini holding, è stata annullata.

Lunedì 10 ottobre la spinosa questione è stata al centro della riunione della giunta comunale che ha nominato un team formato da sei urbanisti, due avvocati e altrettanti esperti del settore commercio che ora s’incontreranno con i tecnici della Provincia, per studiare la sentenza del Consiglio di Stato.

«Le sentenze - ha detto il sindaco Renzo Caramaschi - vanno applicate, ma si tratta di capire esattamente tempi, modalità e possibilità di intervento. Non sono valutazioni di carattere politico, bisogna avere quella razionalità e quella capacità di analisi da un punto di vista tecnico, che consentano poi di suggerire alla Provincia ed eventualmente anche al Comune, le azioni più opportune da intraprendere. Non si può prendere una decisione su due piedi: i giudici hanno impiegato 10 anni per dichiarare illegittimo il Twenty e 6 mesi per scrivere la sentenza».

C’è chi dice che servirebbe una “leggina”, per salvare il megastore e soprattutto i posti di coloro che ci lavorano. Però l’ipotesi più probabile è che alla fine si scelga un’altra soluzione, ovvero si opti per ripartire da zero.

Indicendo - come chiesto dai giudici del Consiglio di Stato - una gara pubblica, e come tale aperta a tutti, per individuare la location migliore dove realizzare il centro commerciale. Sperando che il verdetto finale coincida con la scelta fatta dalla Provincia a suo tempo che aveva indicato, in via Galilei, il posto più adatto per un megastore.

Ogni soluzione richiederà però, nella migliore delle ipotesi, mesi. L’assessora all’urbanistica provinciale Maria Hochgruber Kuenzer ipotizza che ne servano non meno di sei mesi, per individuare la strada meno “pericolosa” da percorrere. E nelle more cosa succederà: il centro commerciale dovrà essere chiuso? Gli ottimisti lo escludono; i realisti la ritengono un’ipotesi possibile; i lavoratori intanto la vivono come un incubo.

Ricordiamo che a promuovere le battaglie legali, iniziate una decina di anni fa, sono stati due colossi come il gruppo Aspiag, che ha tra i propri marchi anche Despar, e il gruppo Tosolini: entrambi, a loro volta, puntavano a realizzare un proprio centro commerciale.

I legali del gruppo Aspiag di cui fanno parte gli avvocati Guido Zago, Federica Sgualdino e Christof Baumgartner sono i vincitori di un contenzioso lungo dieci anni e adesso chiedono che si dia attuazione alla sentenza del Consiglio di Stato che è definitiva e inappellabile.

Aspiag, colosso della grande distribuzione, si è sempre vista respingere tutte le richieste per la costruzione di un nuovo megastore nella zona adiacente all’Interspar di via Buozzi. Lo stesso dicasi per il gruppo Tosolini, che avrebbe voluto aprire un centro commerciale nell’area dove c’è il magazzino “Metro” di via Volta.

Al lavoro anche domenica l’avvocato pusterese Dieter Schramm, legale storico del gruppo Podini, che fa capo alla famiglia di imprenditori bolzanini: «La situazione - si limita a dire - è molto complicata; stiamo lavorando per individuare soluzioni che evitino la chiusura del centro commerciale. Ci vorrà ancora una settimana».

 













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