agricoltura

Un ddl per “sdoganare” la produzione di vini Doc e Docg con uve da vitigni Piwi

Lo ha presentato in Senato Pietro Patton: è una misura molto attesa dai viticoltori


Carlo Bridi


TRENTO. Fin dalla campagna elettorale di oltre due anni fa il senatore Pietro Patton, aveva promesso che si sarebbe impegnato per far superare all’Italia vitivinicola una assurda strozzatura che impedisce di produrre vini di denominazione controllata e controllata e garantita, con le uve prodotte con le viti PIWI, ossia con le viti resistenti alle malattie fungine, frutto non di OGM, ma di incroci tra specie del genere Vitis Vinifera e altre specie di vitis.

Questo nonostante che queste abbiano ottenuti dei buoni risultati, partendo dall’iscrizione nel registro nazionale delle varietà di vite. Questo, mette i viticoltori italiani in uno stato di inferiorità rispetto ai colleghi francesi. Siamo infatti in presenza della Francia che con legge nazionale ha autorizzato la produzione di uve PIWI, da utilizzare anche come base per fare lo Champagne ed il vino Bordeaux, fino al 15% del totale.

Il senatore trentino fin dallo scorso anno aveva provato a introdurre un emendamento ad altre leggi per inserire questa autorizzazione, ma la maggioranza di Governo ha sempre boicottato le sue proposte. Ora ha tentato un’altra strada: quella della presentazione di un disegno di legge ad hoc.

Patton, ha presentato il suo disegno di legge in una conferenza stampa nella quale ha tracciato un bilancio del suo impegno in Senato in questo 2024 ed ha parlato della manovra di bilancio. “Come gruppo delle Autonomie abbiamo elaborato e presentato molte proposte che per la verità vengono regolarmente bocciate dalla maggioranza”, afferma. Su questo provvedimento il senatore visto che non c’è nessun risvolto politico, ha cercato la solidarietà di tutti i gruppi parlamentari compresi quelli della maggioranza nella speranza che questa volta questo provvedimento tanto atteso dal mondo agricolo e ambientalista, possa finalmente far parte del quadro legislativo italiano. A tal fine ha organizzato al Senato, un convegno nazionale sui vini PIWI e sulle loro prospettive per il prossimo dicembre affidando la presidenza del convegno al presidente della Commissione Agricoltura del Senato, ma coinvolgendo anche il presidente di analoga commissione della Camera dei Deputati. Saranno relatori fra gli altri due importanti uomini della ricerca: il dott. Riccardo Velasco CREA, e Marco Stefanini ricercatore alla FEM e presidente PIWI internazionale che su questo tema hanno lavorato molti anni.

Ma qual è il quadro attuale della situazione? In Europa spiega nella relazione Patton, la viticoltura occupa il 6% della superficie agricola utilizzata, ma impiega il 60% dei fungicidi usati in agricoltura. A dimostrazione che intervenire in questo campo è urgente anche perché la peronospora ha fatto forti danni sia nel 2023, quando si sono registrati cali di produzione nell’ordine del 23,2%, che nel 2024 anno nel quale non si hanno ancora dati definitivi ma che registra forti danni anche quest’anno da peronospora. E’ importante poter ave a disposizione queste viti PIWI, particolarmente nelle zone “difficili” con la presenza di vigneti poco o niente meccanizzabili, ma anche nei vigneti confinanti con strade, ciclabili, parchi e abitazioni civili, sottolinea Patton. Altro aspetto favorevole è la riduzione dei residui di prodotti chimici nelle uve, aspetto questo da non sottovalutare, in quanto in questo momento si tiene sempre più conto anche della salubrità dei prodotti agricoli. In ultimo, si tratta di un adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria in materia.














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