la guerra

Ucraina, fra i profughi arrivati in Trentino 170 sono minori

Il Trentino attende il via libera da Roma per far partire la colonna mobile destinata a costruire un campo al confine con l’Ucraina 



TRENTO. Accoglienza profughi, integrazione sociale e scolastica, profilassi sanitaria, missione umanitaria al confine. Ecco i punti principali analizzati poca fa in Provincia a Trento dove il presidente Maurizio Fugatti e l’assessore Stefania Segnana hanno riunito i responsabili della direzione generale e dei dipartimenti più direttamente coinvolti nella gestione dell’emergenza Ucraina.

Si attende nel frattempo il via libera da Roma per far partire i primi nuclei della colonna mobile destinata ad un’area in prossimità del confine occidentale del paese dove la guerra sta divampando costringendo centinaia di migliaia di persone a lasciare le loro città.

“Stiamo monitorando in ogni momento la situazione - ha esordito il presidente - per rendere il più possibile efficace il contributo che il nostro territorio potrà dare a livello istituzionale, accanto al già encomiabile segnale già offerto dai trentini, si singolarmente si attraverso l’associazionismo. Il tema sarà affrontato dalla Giunta nella seduta di domani, 11 marzo,in coerenza con quanto discusso in Consiglio provinciale”.

Ad oggi sono 650 i profughi che si sono rivolti al Cinformi per chiedere aiuto e regolarizzare la loro posizione. Risultano tutti ospitati da privati che li hanno accolti in famiglia o messo a disposizione camere e appartamenti. La dislocazione è distribuita su una cinquantina di Comuni.

Qualche nucleo ha trovato prima accoglienza nelle strutture pubbliche, come gli ostelli di Trento e di Rovereto, ma per far fronte a probabili nuovi arrivi ci si sta già attrezzando per aprire a breve due altri polmoni, uno a San Vito di Pergine e l’altro nella struttura prefabbricata - Casa San Giovanni - attualmente dislocata in zona motorizzazione civile dove l’assessore Segnana ha effettuato un sopralluogo.

Si calcola che del totale dei fuggitivi, oltre il 30 per cento sia costituito da minori in età scolare dell’obbligo, quindi fra i 6 ed i 16 anni. Al momento, si tratta di 170 bambini e ragazzi, e per 70 di loro risultano già attivati i contatti con diverse scuole che hanno avviato il percorso di inserimento. Lo sforzo ulteriore che si sta facendo riguarda il reperimento di facilitatori linguistici il cui contributo risulta particolarmente utile per migliorare questi delicati passaggi.













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