Zeni: «Pd primo e responsabile, oggi giusti 3 assessorati»

Il capogruppo uscente: Rossi in questi anni si è guadagnato la stima di tanti. Tutti dobbiamo dare prova di responsabilità


di Chiara Bert


TRENTO. Nelle tante foto della festa post-vittoria del Pd e del centrosinistra bisogna impegnarsi per trovarlo. Luca Zeni, capogruppo uscente del Pd, è stato rieletto con 4249 preferenze, quarto dietro a Olivi, Borgonovo Re, Dorigatti e Ferrari. In questi giorni è rimasto un po’ defilato, ha evitato interviste e dichiarazioni. Ieri era in famiglia. Quando risponde al telefono, è impegnato a cambiare l’acqua alle tartarughe di casa, insieme ai suoi figli. Per oggi ha convocato il primo incontro del nuovo gruppo consiliare.

Zeni, c’è chi dice che il suo risultato elettorale sia stato al di sotto delle sue aspettative. È così?

Ho migliorato di oltre il 30% il mio risultato del 2008, sono sicuramente soddisfatto. È vero che anche altri hanno fatto un ottimo risultato. Sono stati molto bravi.

Mentre Ugo Rossi è impegnato a decidere la formazione della giunta, tra Patt e Pd sembra già braccio di ferro...

Mi sembrano schermaglie fisiologiche post-voto. Direi che il quadro si è semplificato, il Pd è il primo partito ed è comprensibile che rivendichi certi spazi in virtù di un grande senso di responsabilità dimostrato in questi anni e in questi mesi, dalle politiche in poi. Dopodiché c’è un presidente che per legge ha il compito di comporre la sua squadra. Le forze politiche cercheranno di interloquire ma penso che prevarrà il buon senso, per un motivo semplice.

Quale?

I prossimi anni non saranno facili, tanto per cominciare è aperta la partita con Roma da cui dipenderà molto del destino del Trentino dei prossimi anni. Occorre chiudere velocemente questa fase e cominciare a lavorare.

Il vostro coordinatore Gilmozzi ha detto che non si stupirebbe se Rossi proponesse al Pd tre assessorati. Pensa che sarebbe un assetto equilibrato?

Lo ripetono in tanti perché è abbastanza palese che questi oggi sono i rapporti di forza.

A sentire il Patt ne uscirebbe invece un Pd sovrastimato, tanto più con la presidenza del consiglio al Pd...

Non ho preso il manuale Cencelli. Io credo che ci stia per un Pd che è il primo partito e che tanto ha riconosciuto agli alleati. Dopodiché trovo anch’io che non sia corretto che ognuno in questa fase manifesti i propri desiderata. L’immagine che diamo ai cittadini in questo momento deve essere la più responsabile possibile.

Rossi ha esordito dicendo che non ci saranno trattative. E subito i partiti hanno fatto sentire la loro voce. Secondo lei quali saranno i margini di scelta che il presidente si ricaverà?

Io so che nel 2008 Dellai ha sicuramente avuto molta voce in capitolo, così come la legge stabilisce. Più la giunta sarà all’altezza della situazione, una bella squadra al di là delle rivendicazioni di Tizio e Caio, più questo porterà ad un assestamento al di là dei malumori di qualcuno. Non è più la fase, come in passato, della politica dove certi ruoli di potere producono consensi. Viviamo una fase non facile, sarà una legislatura dove più che altro ci sarà tanto da lavorare. Questo è l’approccio che dobbiamo avere.

Per domani (oggi, ndr) lei ha convocato il gruppo Pd. Cosa dirà?

L’obiettivo è cominciare a vederci per essere operativi il prima possibile.

Anche per nominare un capogruppo provvisorio, come hanno chiesto Nicoletti e Civico?

È sempre stato così. È chiaro che nel momento in cui c’è un nuovo gruppo, tra l’altro siamo il più numeroso con 9 consiglieri, è utile averlo.

Secondo lei il capogruppo dovrà partecipare alle trattative con il presidente Rossi, o meglio che per il Pd parli il coordinatore Gilmozzi?

Ne discuteremo al nostro interno, come gruppo e come partito. Non è questo il problema.

Gilmozzi ha detto che l’importante è stabilire cosa si va a dire a Rossi. Ci saranno deleghe a cui il Pd sarà più interessato?

No, io penso che ci siamo proposti ai cittadini come partito di governo e non con una visione settoriale. Questo è lo spirito con cui è nato il Pd, rappresentare l’intera società e non portare avanti alcune istanze. Sarebbe sbagliato dare l’idea di un partito che rappresenta solo una parte di società, i lavoratori contrapposti all’impresa, gli insegnanti piuttosto che gli artigiani.

Dal coordinatore è arrivato anche l’invito a Rossi a valorizzare in giunta due donne delle vostre elette. Condivide?

Ho inteso le parole di Gilmozzi come la proposta di avere due donne nei ruoli chiave, intendendola in maniera un po’ più larga rispetto alla sola giunta. Abbiamo fatto una campagna molto forte sul tema della parità di genere e siamo gli unici ad aver eletto 4 donne su 9. È coerente che le donne siano rappresentate non solo in consiglio ma anche in altri ruoli.

Qualcuno dirà che è una candidatura di Borgonovo Re per la presidenza del consiglio...

Mi rifiuto di entrare in queste discussioni.

E lei, è pronto se Rossi le chiedesse di impegnarsi in giunta? Se lo aspetta?

Io non mi aspetto niente ma se siamo stati eletti è evidente che siamo tutti a disposizione per eventuali ruoli di governo. Ma su questo deciderà Rossi.

Tra i suoi colleghi c’è chi ha già detto di essere prontissimo, indicando anche un’opzione sulle deleghe...

Legittimo. Io ho scelto un altro approccio, defilato, perché credo che in questo momento abbiamo bisogno soprattutto di dare ai cittadini risposte sulle cose da fare. I ruoli dei singoli sono secondari.

Chi dice che lei è particolarmente vicino a Rossi, dice una cosa vera?

In questi anni tutto il gruppo consiliare del Pd ha lavorato bene con lui perché si è dimostrato persona di dialogo. Rossi si è guadagnato la stima di tanti, non solo la mia.

Il Pd esce da questo voto ricompattato?

Penso di sì. La forza del Pd è di riuscire a mettere insieme sensibilità diverse, come avviene nei grandi partiti. La dialettica dev’essere arricchimento e confronto sui temi. La lezione delle primarie ci dice che non dobbiamo lasciare la strada dell’apertura e della partecipazione: significa rinnegare noi stessi e ci perde il Pd.

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