«Voglio donne meccanico in officina»
Renzo Bonafini: sono più brave, ho avuto un’esperienza ottima. Ne voglio formare un paio ad alto livello per le corse
ROVERETO. Per i motociclisti più giovani, è solo “un riparatore di scooter” e ciò fa un po’ arrabbiare Renzo Bonafini, classe 1949, che alle moto ha dedicato tutta la propria vita: da corridore, da meccanico e da preparatore per la pista e per il cross. Sulle pareti della sua officina, in via Giovanni a Prato, sono appesi decine di trofei e riconoscimenti che un motociclista di media caratura può solo sognare. La sua carriera, iniziata nel 1973 con l’apertura dell’officina, è costellata di titoli triveneti, regionali, italiani ed europei. Sia come pilota, in gioventù, che come team manager.
Ancora oggi, a un’età non più verde, segue il minicross avviando alle gare ragazzini che iniziano a correre a otto anni, per poi passare, a sedici anni, alle cilindrate maggiori . "Zio Renzo”, così lo chiamavano i ragazzi di ieri e continuano a chiamarlo i ragazzi di oggi, è preparatissimo su tutte le marche e non smette di imparare: ogni anno partecipa a tre corsi di aggiornamento su elettronica, motore, ciclistica , sospensioni. Gli resta ancora un’ambizione: formare una o due ragazze meccaniche specializzate e motocicliste: «Ho avuto una bellissima esperienza qualche anno fa con Chiara Silvestri.
È stata qui in officina a imparare e lavorare per quattro mesi, poi per altri brevi periodi, ma poi ha scelto l’Università e da quando studia a Bologna non ha più tempo per dedicarsi alla meccanica. Ma ogni volta che torna in città, non manca di passare a trovarmi e portarmi un pensiero. Anche lei mi chiama “Zio Renzo”». Le donne sono dunque più brave degli uomini in officina? «Secondo me sì. Non per nulla oggi ci sono meccaniche di altissimo livello sia in Formula 1 che nel motomondiale. Con Chiara ho avuto una bellissima esperienza, lei ha imparato moltissimo e si è riparata e assemblata tutta da sola la sua Vespa, con cui continua a girare».
Tuttavia non è così semplice trovare delle candidate. «No, anzi. Ho alcune clienti con il “dono” della meccanica e ho proposto loro più volte di lavorare qui, ma tutte hanno declinato: forse non se la sentono di entrare in un mondo che vedono ancorato a principi maschilisti. Invece sono convinto che le donne abbiano una marcia in più. Per questo ne voglio reclutare una o due. Ma non per cambiare l’olio in un angolo dell’officina: voglio formarle affiancandole a ingegneri meccanici e portarle a diventare meccaniche di eccellenza, per le gare in pista e nel cross». Ha il gusto di una sfida. Non sarà che una donna meccanico rappresenta il sogno proibito di ogni motociclista? «Beh - sorride sotto i baffi “Zio Renzo” - non mi lamenterei certo se diventassero delle attrazioni per la mia officina».
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