Vitalizi, tagli anche agli ex onorevoli

Bertotti e Detomas dovranno attendere i 60 anni. Ma concordano: «Doveroso»



TRENTO. Il taglio ai vitalizi si abbatte anche sui parlamentari trentini. Elisabetta Bertotti, ex deputata della Lega, e Beppe Detomas, ex deputato dell'Ulivo, riceveranno la pensione 5 anni dopo il previsto, a 60 anni anziché a 55. Per gli onorevoli e i senatori in carica l'assegno sarà ridotto rispetto alle previsioni, perché dal 2012 scatterà per tutti il metodo contributivo. È l'effetto della riforma proposta dai presidenti di Camera e Senato. Ma i nostri parlamentari concordano: «È una scelta doverosa, i sacrifici spettano a tutti, dunque anche a noi».

La proposta di riforma è maturata nell'incontro di martedì pomeriggio tra il neo ministro del welfare Elsa Fornero e i presidenti dei due rami del parlamento, Gianfranco Fini e Renato Schifani. E dopo tanti annunci, questa volta l'intervento (che scatterà - se approvato - dal 1º gennaio 2012) è un taglio vero per i vitalizi degli onorevoli, e un sacrificio che guarda anche al passato. Per gli ex parlamentari la pensione arriverà non prima dei 60 anni per chi abbia esercitato il mandato per più di un'intera legislatura, e addirittura a 65 anni per chi ha versato contributi solo per una legislatura.

Allora, facendo un po' di conti in tasca agli ex, Elisabetta Bertotti, onorevole leghista per due legislature corte (dal '92 al '96), oggi ha 45 anni e avrebbe dovuto incassare il vitalizio da 3 mila euro circa a partire dal 2022, ovvero tra 10 anni esatti. Avendo saldato i contributi che le mancavano per totalizzare due legislature complete, ora dovrà attendere 5 anni in più, ma la novità non la preoccupa: «Sono serena e tranquilla, i sacrifici li devono fare tutti, quindi va bene così».

Altro ex, Giuseppe Detomas. Anche per lui, che ha totalizzato due legislature (questa volta intere, dal'96 al 2006) e di anni ne ha 49, il vitalizio arriverà a 60 anni e non più a 55. «Mi sembra una decisione moralmente corretta - commenta - il vitalizio è uno dei privilegi più evidenti dei politici. Se la politica vuole conservare un minimo di credibilità, è giusto dare un segnale, semmai è arrivato troppo tardi. Spero che questo aiuti a ricostruire un minimo di fiducia nel rapporto tra i cittadini e la politica». «Senza demagogia», aggiunge, e cita il suo caso personale: «Sono rientrato nella mia professione dopo 10 anni di parlamento, ero il primo degli avvocati della Val di Fassa e ora sono l'ultimo. Questo per dire che a volte quello che frettolosamente si liquida come privilegio, in parte è una possibilità di poter fare politica anche per chi non è ricco di suo».

Passando ai parlamentari in carica, la differenza per loro sarà nell'entità del vitalizio più che nell'età della pensione. Se la riforma sarà approvata, per gli onorevoli e i senatori attualmente in carica scatterà un sistema misto, retributivo fino al 31 dicembre 2011 e contributivo dal 1º gennaio 2012.  «Mi pare una scelta giusta e doverosa in questo momento - commenta Maurizio Fugatti, deputato della Lega Nord dal 2006 - il governo Monti andrà a chiedere sacrifici ai pensionati, noi non l'avremmo fatto. Questa del taglio ai vitalizi non è un'iniziativa del governo, lo ricordo, ma dei presidenti di Camera e Senato». Se gli si chiede a che età avrebbe avuto diritto alla pensione, con l'attuale sistema, risponde secco: «Non lo so e mi interessa relativamente».  Il sistema di calcolo in effetti richiede conteggi complicati. Il meccanismo era già cambiato nel 2007 sotto il governo Prodi: prima per incassare il vitalizio bastava aver maturato 2 anni, 6 mesi e un giorno di legislatura, attualmente bisogna invece aver fatto almeno 5 anni di effettivo mandato e aver compiuto 65 anni. Ma per ogni anno in più di mandato, diminuisce di un anno l'accesso alla pensione e si conquista un 4% del vitalizio, che al minimo corrisponde a 2.340,73 euro per i deputati e 2.401,1 euro per i senatori.

Come Fugatti, anche la deputata del Pd Laura Froner è tra i parlamentari che hanno maturato il diritto al vitalizio la scorsa primavera, essendo la legislatura precedente durata solo due anni. Se la legislatura si concludesse regolarmente nel 2013, maturerebbe 7 anni e a quel punto riceverebbe il vitalizio a 63 anni. «Sono assolutamente d'accordo con il taglio, andava fatto come del resto chiedeva una nostra mozione presentata quest'estate. Non so ancora cosa accadrebbe nel mio caso personale, ma questa stretta era necessaria, ancor più in questo momento in cui si annunciano pesanti sacrifici per tutti i lavoratori». E se è vero che il governo Monti si appresta a varare una riforma per cui non basteranno 40 anni di contributi per lasciare il lavoro, la stretta ai vitalizi appare agli stessi parlamentari una misura da accettare senza battere ciglio.













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