Violentata e controllata con il gps
Oggi a processo un uomo accusato di avere trasformato la vita della compagna, e della figlioletta di lei, in un incubo
TRENTO. Un’ossessione morbosa di controllo alimentata dalla gelosia cieca. Al punto di tempestarla di chiamate, sul lavoro, fino a spingerla a dimettersi, ma anche di seguirne ogni spostamento con il gps del cellulare. E sfociata - secondo l’accusa - in violenza sessuale e maltrattamenti.
È una vicenda infarcita di intimidazioni, percosse e divieti maniacali quella che approda stamane nell’aula del tribunale di Trento. Sotto accusa lui, 45enne meridionale, che aveva trovato nella compagna, 38 anni, straniera, e nella figlia minore di lei, 7 anni, uno sfogo che si manifestava con le forme della persecuzione. Fino ad arrivare al rapporto sessuale estorto alla compagna, vittima e prigioniera tra le mura della sua stessa casa. I fatti imputati all’individuo riguardano un periodo di tempo di un anno e mezzo circa, dalla fine del 2014 al maggio 2015, quando la donna e la ragazzina sono riuscite a lasciare l’abitazione, in una valle trentina, per essere ospitate in una struttura protetta.
Gli episodi entrati a far parte del fascicolo a carico del 45enne sono diversi. L’uomo è accusato di avere ostacolato la compagna nella ricerca di un lavoro e di averle nascosto di avere due figli e una ex moglie. La gelosia - stando sempre a quanto sostenuto dalla Procura - avrebbe anche limitato la libertà personale di mamma e figlia, costringendo la prima a rincasare subito dopo avere accompagnato la bambina a scuola e impedendo alla seconda di andare a trovare i compagni. Una vita da quasi reclusa, quella della donna: poteva uscire da casa raramente e veniva assillata da continue telefonate, anche nel breve periodo in cui aveva trovato lavoro in un albergo, a un punto tale da farla arrivare a dimettersi.
Un controllo esercitato anche attraverso gli strumenti tecnologici: sempre secondo l’accusa, l’imputato aveva costretto la compagna ad impostare il cellulare, in modo tale da potere solo ricevere (e non effettuare) chiamate e ad attivare l’applicazione che consentiva a lui di conoscere, in tempo reale, ogni spostamento di lei, grazie al sistema gps integrato nello smartphone. La donna e la sua bambina erano sotto scacco: lui non aveva consentito loro neppure di iscriversi all’anagrafe sanitaria ed erano perciò rimaste anche senza medico di base. Un incubo giunto al culmine nel maggio dell’anno scorso, quando il 45enne avrebbe violentato la donna, che rifiutava piangendo di avere rapporti intimi con lui. Tre giorni dopo lei è stata accolta in un alloggio protetto.(l.m.)