Vince Dellai: non si voteràper il Pd trentino
Alla fine ha vinto Dellai: il 14 ottobre non si voterà per il Pd trentino. I tre saggi chiamati a dirimere la questione hanno dunque sposato la linea del presidente della Provincia. E così alle elezioni provinciali del 2008 i due partiti maggiori del centrosinistra si presenteranno ciascuno con le proprie gambe. Voi cosa ne pensate: occasione mancata o giusto così?
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TRENTO. Il 14 ottobre il Partito democratico nascerà nel resto d’Italia. In Trentino no. Al termine dell’atteso incontro con i saggi il responso, è a parole, un compromesso tra i fieri propositi dei Ds che volevano eleggere il segretario del Pd il mese prossimo e la Margherita che non lo avrebbe voluto battezzare mai. Qualcuno tra i partecipanti al summit romano assicura che si farà qualche cosa di “ispirato” al Pd nel 2008, altri ancora, come il segretario Andreolli, già nel 2007. In realtà la vittoria netta, nemmeno ai punti, va ascritta al presidente Dellai. Quel presidente della Provincia che, di recarsi alle urne nel 2008 sposato con la Quercia, ha sempre detto di non voler sentire parlare.
Roma si è comportata in modo pilatesco sui dettagli, dopo aver evidentemenete preso per buono il fatto “che senza Dellai l’isola rosa trentina è a rischio di passare al centrodestra” come suole ripetere Enrico Letta. I dettagli, si diceva: saranno le segreterie trentine a mettersi d’accordo (lo faranno lunedì) sulla road map di avvicinamento ad una sorta di Pd destinato a rimanere nel limbo per un bel pezzo: si faranno costituenti “normali” da 21 con o senza poteri speciali o extra-large (il senatore ds Tonini la vuole addirittura da 60 membri) ma il serio rischio è di lavorare sull’architettura del nulla.
All’incontro romano con i tre saggi Migliavacca, Soro e Barbi alla fine sono state invitate le due delegazioni di Margherita e Ds ma non l’“Associazione trentina per il Pd”: «Non ci hanno chiamati. Lo avevano annunciato ma non l’hanno fatto. Dovevano varare il loro papocchio tra partiti» commenta Gianni Kessler, ispiratore nazionale dell’Associazione in questione (vedi a parte).
Giorgio Lunelli, coordinatore della Civica, non ostenta toni trionfalistici. Mancherebbe solo quello: «Non c’è stato, non sarebbe stato rispettoso della nostra autonomia politica, il diktat romano. Saranno i territori a decidere. E per quanto ci riguarda continueremo a lavorare per dare vita al quel partito territoriale che meglio risponde alle richieste della nostra gente. La data del 2008 per il Pd? Non si è parlato di date» chiude, con una sorta di pietra tombale.
Sul fronte della Quercia si evitano (è la politica, chiaro) toni da “de profundis”. Anzi, il segretario dei Ds Remo Andreolli, che per stasera ha convocato la direzione del partito, glissa anche di dire che ad un certo punto, trattenuto dal coordinatore nazionale Migliavacca, aveva persino deciso di abbandonare nel bel mezzo il summit per il taglio che aveva preso: «Una mediazione alta: è stata raggiunta un’intesa. C’era la consapevolezza di dover trovare un accordo e lo si è fatto. Viene sancito come le ragioni di entrambi, sia dei Ds che della Margherita, dovessero trovare ascolto. Mi chiede se il 14 si vota? Beh, no. Però entro l’anno, sì entro il 2007, nascerà un partito con un collegamento al Pd. Questo è un dato estremamente positivo».
Cosa avverrà davvero? Quello che pareva certo sino a prima di ferragosto, prima dell’improvvisa accelerata impressa da Remo Andreolli a tutto il processo, arrivando persino a benedire l’avvocatessa Maria Cristina Osele come segretaria di un Pd da far decollare nelle prossime settimane. Alle provinciali del 2008 i due partiti maggiori del centrosinistra si presenteranno ciascuno con le proprie gambe. La Margherita con il nome nuovo ed i Ds con il restyling del proprio e per ciascuno ci sarà, come massimo, un richiamino, un rimando, una sorta di “link”, al Pd. A tutti è ben chiaro che la Margherita ha un suo statuto federato che le permette di sopravvivere all’eutanasia del fiore di campo nel resto d’Italia e che anche i Ds, a questo punto per forza, dovranno inventarsi qualcosina che giustifichi la loro sopravvivenza ad un partito che altrove staccherà la spina. Tutto bene, ma il richiamino a quel Pd che non si è voluto o saputo fare, appare una soluzione francamente grottesca e difficile da fare capire ad una fetta di elettori.