«Vigiliane festa di tutti, non solo degli esercenti»
Lo scontro in giunta. La replica del sindaco alle provocazione dell’assessore Stanchina «Mi sfida a togliergli le deleghe? Non posso farlo: la competenza sulla festa è mia dal 2009»
Andreatta alla provocazione dell’assessore Roberto Stanchina («Mi tolga le deleghe») non risponde in modo diretto («Non voglio fare polemiche»). Una scelta quasi obbligata, quella del sindaco, per tenere in piedi una maggioranza ballerina che non può permettersi strappi sanguinosi. Ma su un punto Alessandro Andreatta non molla la presa: «Le Feste Vigiliane sono di tutti, non solo dei commercianti, che pur rappresentano una voce importante». Tradotto: Stanchina non può arrogarsi la centralità di un evento che tocca tanti interessi.
Andreatta, Stanchina sembra averle lanciato il guanto di sfida: “Il sindaco mi tolga le deleghe”. Cosa risponde a questa provocazione?
Innanzitutto che non voglio alimentare la polemica. Poi non si capisce quali deleghe dovrei togliere all’assessore Stanchina, visto che le Feste Vigiliane, che mi sono davvero tanto care, fanno capo al sottoscritto dal 2009. Questa è l’undicesima edizione della quale mi occupo e della quale ho la responsabilità politica.
Insomma, rivendica il suo ruolo di regista…
Un ruolo dettato dalla necessità di fare sintesi in una manifestazione che coinvolge tante competenze. Mi spiego: quello che rivendica Stanchina, lo potrebbe fare l’assessore Bungaro per la parte culturale, la vice sindaco Franzoia per le famiglie e i giovani, l’assessora Maule che, avendo la delega per il decentramento, potrebbe chiedere un numero maggiore di eventi in periferia visto che stiamo parlando della festa patronale della città.
Sta dicendo che…?
Che le Vigiliane sono la festa di tutti i cittadini, non solo dei commercianti, che pur rappresentano una voce importante. Ma sono importanti anche le voci della cultura e del sociale. Detto questo, resto aperto a tutte le proposte che portano creatività ed innovazione. Ad esempio allargare il raggio delle feste, negli ultimi due anni, è stato un valore aggiunto apprezzato anche dai commercianti.
Stanchina pare intenzionato a procedere come un treno nell’idea di togliere le Vigiliane al Centro Santa Chiara per affidarle a Consorzio Trento Iniziative e Pro Loco.
Stanchina non ha mai parlato in giunta di questa cosa. E per quanto mi risulta, non ha mai parlato neppure con Cti e Pro Loco. Le sue parole hanno creato imbarazzo a tutti. Io sono soddisfatto di chi ha organizzato le Vigiliane prima del Centro Santa Chiara, ma sono soddisfatto anche della nuova gestione: tutti hanno portato a questo evento novità e specificità, innovazione e creatività. Per questo ringrazio tutti, senza fare classifiche tra passato e presente. Proprio ieri (venerdì per chi legge ndr) ho parlato con il presidente Enzo Bassetti, che ha una grande esperienza in tema di grandi eventi, e con il direttore Francesco Nardelli: con entrambi mi confronto spesso.
Feste Vigiliane solo “pop”, come vorrebbe Stanchina, o con taglio anche “alto”?
Le Vigiliane hanno di per sè una dimensione popolare e il primo valore di questa manifestazione è proprio lo stare insieme in piazza: io stesso partecipo ogni anno a tanti eventi. Ma le proposte delle feste devono rispondere alle esigenze di tutte le fasce di età, dai bambini agli anziani, e alle attese e sensibilità di tutte le persone. Dalla zatterata nell’Adige all’enogastronomia, dal divertimento con i Ciusi e i Gobj alla riflessione, anche religiosa visto che stiamo pur sempre parlando della festa del santo patrono.
Stanchina ha rivendicato con un post su Facebook di essere quello che parla con la base a differenza di chi si “impone”. Evidentemente riferendosi a lei. Si sente, insomma, il vero rappresentante del popolo, strizzando evidentemente l’occhio ad una certa politica che oggi governa in Provincia.
A parlare di popolare con me si rischia. Io sono quello che alle Feste Vigiliane va a giocare a carte e alla morra. Io sto dove sta la gente. Parlare con la base? Io faccio decine di incontri. Non possono certo accusarmi di non essere “popolare”.