Vendita di casa con inganno: due alla sbarra

Sono accusati di circonvenzione di incapace: versarono 23 mila euro invece di 70



TRENTO. L'accusa è pensate ed è quella di circonvenzione di incapace. Gli imputati sono due uomini che fingendosi amici e consiglieri di un uomo in stato di debolezza psichica l'hanno raggirato. In che modo? Gli hanno fatto vendere (a favore di uno dei due) un appartamento dai 70 mila euro pagandogli solo 23 mila euro. Ieri la vicenda è finita davanti al giudice La Ganga ed è stata decisa la strada del rito abbreviato e quindi la decisione arriverà fra qualche giorno. Ma ecco qual è la ricostruzione dell'accusa di quanto è accaduto (ha indagato la finanza). Siamo nel 2006 quando un uomo di mezza età viene convinto da due conoscenti a cedere ad una società immobiliare un appartamento di sua proprietà.

La vendita viene perfezionata davanti ad un notaio come prevede la legge per una cifra di 70 mila euro. Ma di quei soldi il venditore ne avrebbe avuti solo 23 mila. Il primo passo verso la circonvenzione di incapace sarebbe avvenuto a casa della vittima dove sarebbe stato sottoscritto un compromesso di compravendita con il versamento di 20 mila euro a titolo di caparra. Quindi ci sarebbe stato l'appuntamento dal notaio ma prima di entrare nello studio del professionista uno dei due avrebbe dato al venditore altri 3 mila euro, sempre in contante.

Al momento del rogito avrebbe consegnato anche un assegno da 50 mila euro (e qui i conti non tornano perché se la cifra fissata era di 70 mila, i 3 mila dati poco prima in contante sono di troppo) per perfezionare la vendita. Sono che la vittima sarebbe stata convinta a depositare in banca solo il contante e non l'assegno che poi è sparito dal cassetto dove era stato riposto.













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