«Vandali, vero allarme tra i giovani»

Il colonnello Rossi alla festa dei carabinieri: «Spesso il sistema educativo fallisce e dobbiamo intervenire noi»


di Mara Deimichei


TRENTO. Non usa volutamente la definizione di “Trentino isola felice” («Forse più per ragioni scaramantiche che per un reale stato di apprensione», ha spiegato) ma traccia un bilancio tutto sommato positivo. Con tre ombre che - furti negli appartamenti esclusi - riguardano i giovani. Ed è anche a loro che sono dirette le parole del colonnello Fausto Rossi, comandante provinciale del carabinieri che ieri ha introdotto i festeggiamenti per il 198esimo compleanno dell’Arma.

Parla di «infanzia protratta e protetta» invece che di disagio e di fenomeni di non facile contrasto per le forze di polizia che avvengono «quando il sistema educativo nel suo complesso ha fallito». Ma - ha sottolineato l’ufficiale - «il nostro impegno è e sarà massimo anche incrementando il già elevato numero di incontri e conferenze con le scolaresche - oltre 120 - che teniamo ogni anno».

Il discorso di Rossi è iniziato con i dati (già riportati sull’edizione di ieri del giornale) che raccontano di 12.600 reati registrati nell’ultimo anno a cui ha risposto l’attività repressiva dei carabinieri. «È risaputo che da qualche anno - ha spiegato il colonnello - pur a fronte di dati confortanti e di una sensibile diminuzione degli indici di criminalità, si continua, a volte, ad avere una percezione di insicurezza. Non si tranquillizzano i cittadini con numeri, statistiche e spiegazioni, ma è pur vero che a volte si è chiamati a dar conto di fenomeni che – è bene dirlo da subito – hanno un andamento fisiologico e non patologico nella nostra società. Ed è da tempo che le forze di polizia si sono impegnate a lavorare in questa direzione, per avvicinare il cittadino e farlo sentire più sicuro».

Ma quali sono i reati che creano più allarme sociale in Trentino? «Il primo è quello dei furti in abitazione - ha spiegato Rossi - non sono aumentati nel numero ed è anzi aumentata la percentuale di quelli i cui autori sono stati denunciati . Ma sono pur sempre reati “invasivi”, che toccano i cittadini nel loro intimo. Il secondo è la presenza di poche e piccole bande giovanili, composte per lo più da immigrati, dedite a piccoli furti o rapine a danno di persone. Il fenomeno, forse l’unico in aumento, è presente nei capoluoghi più grandi, ma si è manifestato anche in alcune valli. Gli autori dei singoli episodi vengono spesso identificati e denunciati, ma non vi è dubbio che la presenza sulle strade di questi gruppuscoli, non integrati e difficilmente integrabili, possa creare allarme. Il terzo, assai più nostrano, è la presenza di giovani annoiati che danno sfogo alle loro pulsioni con atti vandalici e imbrattando i muri della città. Sono writers senza alcuna pulsione artistico-creativa, privi di spinte ideologiche, che qualcuno, in modo semplicistico, vuol relegare nell’alveo del disagio giovanile, ma che forse, al contrario, soffrono di un eccesso di agio e vivono in uno stato di “infanzia protratta e protetta”. Si assiste, in pratica, ad un rallentamento del loro processo di maturazione, in controtendenza rispetto alla parte sana dei loro coetanei: essi fanno spesso uso di sostanze alcoliche e sono inclini al ricorso alla violenza per futili motivi. Si tratta di fenomeni non facili da contrastare e spesso toccano le forze di polizia quando il sistema educativo nel suo complesso ha fallito. È anche vero che non sempre disponiamo di strumenti giuridici per dare segnali forti. Spesso non si può andare oltre la denuncia a piede libero, che al cittadino onesto e per bene non pare mai sufficientemente severa o adeguata».

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