Urbanistica: nuovo progetto per Trento Nord

Torna Gregotti: torri più basse, meno commercio, più residenza e verde


Chiara Bert


TRENTO. Torri abbassate di quattro piani, oltre 100 mila metri cubi in meno, più residenze e più verde, meno commercio. L'architetto Vittorio Gregotti torna venerdì a Trento, nella commissione urbanistica del Comune, con un nuovo progetto per Trento Nord. Uno studio per molti aspetti diverso rispetto da quello che presentò sei anni fa in cui si disegnava il futuro delle aree inquinate Sloi e Carbochimica. Sono rimaste alcune intuizioni, come il sistema di piastre sopraelevate e gallerie pedonali per scavalcare la ferrovia che taglia in due il quartiere. Dopo un anno e mezzo di silenzio, si torna a parlare del destino di Trento Nord, la bomba ecologica prodotta dalle ex industrie di via Brennero e via Maccani. In gran segreto, nell'ultimo mese e mezzo, per due volte il sindaco Alessandro Andreatta e l'assessore Paolo Biasioli hanno incontrato l'architetto novarese, una delle «archistar» mondiali, incaricato dai privati del progetto. Un dialogo da re-impostare, quello tra Comune e proprietari delle aree, dopo lo scontro sulla pianificazione e i ricorsi pendenti contro la variante. Albertini, Tosolini e Dalle Nogare contestano come troppo rigido il vincolo imposto dal consiglio (e a suo tempo criticato anche dalla Provincia): a Trento Nord non si potrà posare un solo mattone fino a quando i terreni non saranno tutti bonificati. In questi mesi di lavoro Gregotti ha dovuto fare i conti con i paletti fissati dalla variante e su quelli ha costruito la nuova versione del suo progetto, presentata ieri mattina in giunta dall'architetto Paolo Penasa, responsabile dei grandi progetti. La prima novità, quella che salta subito agli occhi, più visibili, riguarda le tanto contestate cinque torri pensate per racchiudere i 154 mila metri quadrati del nuovo quartiere: nel 2004 svettavano fino a 12 piani (50 metri), ora sono più basse, attorno agli 8-9 piani, in linea con i vicini edifici di Top e Bren Center. Il «taglio» delle torri fa diminuire la colata di metri cubi: rispetto ai 617 mila ipotizzati nel progetto originario, la variante ha fissato un limite massimo di 480 mila, che il progetto Gregotti sfrutta interamente. Diminuisce la quota riservata al commercio: dai 35 mila metri quadrati, due centri commerciali interrati («una follia», l'aveva bollata l'allora assessore Franco Grasselli), si scende sotto i 20 mila, ma i negozi restano comunque una delle funzioni centrali del nuovo quartiere, questa volta non più collocati solo sotto terra. Aumenta invece, rispetto all'attuale cubatura, la percentuale di residenza che sarà del 45%: le case saranno distribuite nelle aree meno inquinate, la Carbochimica e la parte sud della Sloi verso via Maccani. E aumenta anche il verde, grande assente del primo disegno: almeno due ettari obbligatori previsti dalla pianificazione del Comune, più altri spazi che l'ente pubblico dovrà contrattare con i privati, un parco che fa da copertura al centro commerciale. Accanto alle torri, seppur accorciate, dell'impianto iniziale di Gregotti resta anche l'idea per bypassare la ferrovia del Brennero: un sistema di piazze, piastre e mobilità pedonale che scavalca i binari creando una nuova quota di edificato a circa 10 metri di altezza. Una parte sopraelevata destinata ad ospitare in particolare il polo fieristico-espositivo, altra funzione centrale del nuovo rione. Lo studio urbanistico, che sarà presentato venerdì dall'architetto alla commissione urbanistica di palazzo Thun, dovrà essere allegato al progetto di bonifica (di competenza della Provincia) da inviare al ministero. Ma prima dovrà ottenere l'approvazione del consiglio e degli altri privati proprietari delle aree più piccole.

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